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•La cattura del presidente Jefferson Davis: come andò veramente
Testo dell'utente del forum forrest

Pubblicato il 11/10/2010

 Il 31 Marzo 1865, quando la caduta di Richmond appariva ormai prossima, il Presidente aveva affidato moglie e figli al fidato segretario, Burton Harrison, e li aveva fatti partire in treno verso Sud. Prima che partissero, Davis aveva consegnato alla moglie Varina una rivoltella, e le aveva insegnato ad usarla, nel caso si fosse trovata in pericolo di venire catturata dagli invasori. Non allo scopo di sfuggire agli Yankees, ma per costringerli ad ucciderla, o per usarla contro se stessa, e non cadere dunque nelle loro mani. Alla stazione, tra le lacrime, l'aveva salutata con queste parole: "Se sopravviverò, potrai raggiungermi quando la guerra sarà finita. Ma non mi aspetto di sopravvivere." Qualche tempo prima, durante un comizio, Davis aveva detto: "Questa guerra dovrà continuare finchè l'ultimo uomo di questa generazione sarà caduto sul posto, e suo figlio avrà raccolto il suo fucile per proseguire la nostra battaglia."- Davis e la sua famiglia si sarebbero riuniti il 6 Maggio, di notte, in una tenebrosa foresta nei pressi di Dublin, in Georgia, dopo più di un mese di peripezie e tradimenti. Ma torniamo a quel 6 Maggio; nonostante le esortazioni del Capitano Given Campbell, comandante del poco che restava della scorta presidenziale, Davis si rifiutò di abbandonare di nuovo la sua famiglia, pur sapendo che ciò avrebbe rallentato la sua fuga. Una fuga non certo intrapresa per salvare la pelle; aveva in animo di recarsi in Alabama, riunire le forze dei Generali Taylor e Forrest, e con loro attraversare il fiume Mississippi, e proseguire indefinitamente la lotta nelle sterminate pianure texane, che avrebbero fornito viveri in abbondanza ai soldati sudisti. Il Presidente non poteva sapere che Taylor si era già arreso, e Forrest era sul punto di sbandare la sua leggendaria cavalleria.
Il 9 Maggio, presso Irwinville, nella Georgia meridionale, dopo esser di poco sfuggito alla cavalleria nemica ad Abbeville, il Presidente venne infine convinto dai suoi più fedeli seguaci ad affidare nuovamente la famiglia al fedelissimo Harrison, e a proseguire verso Sud con la massima celerità, perchè la rete nordista si stava chiudendo. Mentre si apprestava a partire, tuttavia, un cavalleggero della sua scorta tornò da Irwinville, dove si era recato a comprare vìveri, e lo informò che nella zona s'aggirava una numerosa banda di ex soldati confederati in cerca di bottino. Davis decise quindi di non partire, e di stare con la famiglia almeno quella notte. Pensava che se i banditi fossero stati davvero reduci confederati, avrebbe potuto parlare loro, e convincerli a lasciar passare la sua famiglia incòlume. Tornò quindi nella tenda della moglie Varina, e si coricò senza neppure spogliarsi, con l'intenzione di riprendere il viaggio all'alba. Nel frattempo il Capitano Campbell e la sua scorta, in modo a mio avviso inspiegabile, considerate le circostanze, s'allontanarono per perlustrare un guado sul fiume Alapaha, che avrebbero dovuto attraversare l'indomani. Era circa mezzanotte. Un'ora più tardi a Irwinville entrarono 150 cavalleggeri del 4° Michigan, comandati dal Tenente-Colonnello Benjamin Pritchard. E appresero che il Presidente Davis era accampato poco fuori la città. Di preciso chi fornì questa informazione a Pritchard, e come poteva sapere che il Presidente era nei paraggi, non si saprà mai. Nel frattempo, da Nord, un altro reparto nordista, il 1° Wisconsin, si stava avvicinando all'accampamento. La rete si era chiusa.
Entrambi i reggimenti nordisti attesero l'alba per attaccare l'accampamento. Probabilmente per il timore che col favore del buio il Presidente potesse sgusciare via. Sennonché, come in una comica di Stanlio e Ollio, all'alba l'effetto sorpresa andò a farsi benedire, quando i 2 reggimenti avanzarono contemporaneamente, da 2 direzioni diverse, ignàri l'uno dell'altro. Nella semi-oscurità si scambiarono per nemici, e si spararono addosso. Gli uomini di Pritchard piombarono per primi sull'accampamento, e catturarono Harrison, il Ministro Reagan, e alcuni altri componenti della comitiva presidenziale. La tenda del Presidente, che si trovava un po' più lontana dalla strada, dapprima non venne notata. Alcuni cavalleggeri di Pritchard erano ancora intenti a sparare al 1° Wisconsin, mentre altri erano impegnatissimi a saccheggiare i carri del convoglio. Davis, udìti i primi spari, pensò si trattasse della temuta banda di predoni che l'aveva indotto a ritardare la partenza. Disse a Varina: "Andrò da loro e li convincerò a lasciarci passare. Sicuramente avrò ancora qualche autorità con dei confederati. "Appena uscì dalla tenda, da lontano s'accorse che si trattava di cavalleria nordista, e tornò subito indietro, informando Varina. Proprio allora il Capitano Taylor Wood, un marinaio che aveva seguito il Presidente durante tutta la sua Odissèa da Richmond fino a quell'angolo sperdùto della Georgia, arrivò di corsa e indicò a Davis un ruscello circondato da un bosco, poche centinaia di metri più in là. Se si fosse affrettato, il Presidente forse sarebbe riuscito a nascondersi laggiù. Varina lo supplicò di seguire il consiglio di Wood immediatamente. Cedo ora la parola allo storico W.C.Davis: "I suoi Ministri si erano sempre lamentati dell'incapacità del Presidente di prendere decisioni rapide; anche stavolta Davis esitò, prigioniero del suo istinto di non fuggire da un combattimento, o forse preoccupato per la sua famiglia. Ci vollero alcuni secondi prima che cedesse alle suppliche di Varina, ma furono persi istanti preziosi. Il suo cavallo era ormai circondato dagli yankees; avrebbe dovuto allontanarsi a piedi. Pioveva,e cercò un mantello per ripararsi; nella semi-oscurità, per sbaglio afferrò il mantello di Varina, e se lo mise sulle spalle. Poi uscì dalla tenda e s'avviò camminando con calma verso il bosco. Varina temette che il suo volto fosse così noto che qualche soldato nordista avrebbe potuto riconoscerlo; gli corse dietro e gli gettò uno scialle sul capo. In quel momento un nordista, il Caporale George Munger, s'accorse che qualcuno era uscito dalla tenda. S'avvicinò e intimò di fermarsi. Varina si voltò ,e Munger le chiese cosa stessero facendo. -Stiamo andando al ruscello per prendere l'acqua per lavarci-rispose lei, mentre il Presidente continuava a camminare verso il bosco. -Chi é ?- chiese Munger a Varina indicando Davis.- é mia mamma-rispose Varina. -Cosa ci fa vostra madre con addosso speroni e stivali? -chiese Munger, urlando a Davis di fermarsi. Il Presidente continuò a camminare. Munger gli ripetè più volte di fermarsi, poi imbracciò la carabina, sollevò il cane, e la puntò contro Davis. Varina perse del tutto il suo auto-controllo, e urlò temendo per la vita del marito, mentre i suoi bambini uscivano dalla tenda e scoppiavano a piangere per il loro papà. Per Davis questo fu troppo; si fermò, si voltò e tornò verso la tenda, spinto unicamente dall'istinto di proteggere i suoi cari. Quando Munger gli chiese di arrendersi, il Presidente gettò via il mantello e lo scialle, e rispose spavaldo che non si sarebbe mai arreso a dei ladri e a dei saccheggiatori. Al contrario, avanzò verso l'uomo con l'intenzione di utilizzare un vecchio trucco appreso durante la Guerra messicana: sperava di disarcionarlo afferrandolo per uno stivale, e poi montare in groppa e fuggire. Incerto sul da farsi, Munger non sparò ma tenne puntata la carabina contro di lui. Proprio allora Varina,vedendo la canna spianata contro il marito, corse verso di lui e gli gettò le braccia al collo per proteggerlo, gridando: -Non sparate!- Fu un gesto generoso, ma trattenne Davis per un istante; intanto altri soldati erano sopraggiunti. La scena era durata solo pochi secondi, ma l'opportunità era perduta. Ormai per il Presidente era troppo tardi per scappare, e alcuni dei soldati lo avevano riconosciuto. Non gli restava che arrendersi. Munger gli ordinò di tornare nella tenda. -Sia fatta la volontà di Dio- bofonchiò il Presidente. Senza aggiungere altro, prese Varina sottobraccio e tornò con lei nella tenda."
Dopo la cattura, Davis e la sua famiglia vennero caricati su una diligenza e scortati a Macon, dove aveva installato il suo quartier generale il Generale Wilson. Il viaggio durò 4 giorni, e la famiglia Davis venne sottoposta ad un'autentica tortura psicologica. I cavalleggeri nordisti cantavano una canzone molto diffusa al Nord, che s'intitolava: "Impiccheremo Jeff Davis ad un albero di mele." Pritchard consegnò al Presidente un cartellone (uno di quei cartelloni resi celebri dai film western) che annunciava 100000$ di taglia sulla sua testa, accusandolo di aver ordito l'assassinio di Lincoln. Poi un soldato infilò il cartellone sull'asta di una bandiera e lo sventolò davanti a sua moglie e ai suoi bambini. "Instillando in essi nuovi semi di terrore", scrive l'ispirato storico W.C.Davis. Per tutto il viaggio i soldati di Pritchard insultarono e minacciarono di vendetta e di morte il loro prigioniero. Raggiunta Macon, Pritchard fece schierare i suoi uomini ai 2 lati della strada, e fece passare la diligenza tra queste 2 ali di forsennati, che scagliarono di nuovo sullo sventurato prigioniero e sulla sua famiglia una valanga di offese e di imprecazioni. Il calvario di Jefferson Davis era appena cominciato. Lo aspettavano, a Fort Monroe, una cella di pochi metri quadrati, le catene ai polsi e alle caviglie, una luce accesa 24 ore su 24 per non consentirgli di dormire. E il tentativo di umiliarlo e ridicolizzarlo con la menzogna infame secondo la quale, quando era stato catturato, fosse travestito da donna.
Al Gen.Wilson era giunta voce che Davis si fosse travestito da donna. La voce era nata dal lungo mantello, che nella penombra dell'alba il Caporale Munger aveva scambiato per una gonna, e dallo scialle che Varina aveva gettato sul capo del consorte. Forse anche le parole di Varina, quando aveva risposto che si trattava di sua madre, contribuirono a far nascere questa leggenda. Va poi aggiunto che fin da Aprile circolava una voce, del tutto infondata, e nata non si sa come, che Davis avesse lasciato Richmond in vestaglia. Come abbiamo visto, Davis non solo non si travestì da donna, ma rifiutò anche il più dignitoso travestimento da soldato, che in tanti gli avevano suggerito. Sia come sia, quando il Gen. Wilson riferì questa dicerìa al Governo, subito la "notizia" venne passata ai giornali, che la spararono a 9 colonne. E da Washington giunse l'ordine per Wilson di cercare le prove a conferma della dicerìa stessa. Sfortunatamente per i nordisti, non venne trovata nessuna gonna, sottana o vestaglia. Il 22 Maggio, lo stesso giorno in cui a Davis vennero applicate le catene, il Tenente-Colonnello Pritchard convocò Varina, che nel frattempo era stata liberata, e si fece consegnare il mantello e lo scialle. Il mantello era praticamente uguale a quello di un uomo, e anche lo scialle non significava nulla, dal momento che all'epoca molti uomini, compreso il defunto Presidente Lincoln, lo indossavano abitualmente. Le autorità di Washington non mostrarono a nessuno questi 2 capi d'abbigliamento, che avrebbero stroncato ogni illazione malevola, ma li nascosero in una cassaforte del Ministero della Guerra, dove rimasero per decenni. Scrive W.C.Davis: "Non potendo umiliare Davis con alcuna prova, le autorità lasciarono che le sfrenate esagerazioni della stampa facessero il lavoro al posto loro. Qualsiasi cosa mettesse in ridicolo il leader confederato poteva servire a sminuire la sua statura morale agli occhi del popolo sudista, e ridurre la possibilità che diventasse un simbolo per una futura resistenza. Di certo venne anche in mente a qualcuno che, se alla fine Davis fosse stato condannato a morte, qualsiasi cosa l'avesse reso meno credibile come martire sarebbe potuta servire. Nemmeno le chiare smentite dei cavalleggeri di Pritchard, compreso lo stesso Munger, servirono a nulla. Sarebbero passate generazioni, prima che solo i più creduloni dessero ancora credito alla storia della sottana." Il resoconto finirebbe qui, ma aggiungerò un breve post-scriptum dedicato a una figuraccia rimediata dalla più prestigiosa rivista italiana di Storia, alla quale, all'epoca dei fatti, collaborava il Prof.Luraghi.
Nel Marzo del 1967, la prestigiosa rivista "Storia Illustrata" dedicò un numero speciale alla Guerra Civile Americana. A leggere oggi quella vecchia rivista, viene da sorridere e da scuotere il capo, tanto era zeppa di errori; tanto l'analisi era sbrigativa e superficiale. Tra le altre cose, una certa Maria Luisa Rizzatti scriveva che Davis venne catturato a Greensboro, in North Carolina, località che il Presidente aveva abbandonato il 16 aprile, e che si trovava a qualche centinaio di Km da Irwinville! Ma la cosa più grave era la presentazione della foto di una vestaglia che il Presidente avrebbe indossato al momento della cattura. Una vestaglia che, secondo la didascalìa di "Storia illustrata", nel 1967 si trovava in un Museo di Filadelfia, di cui neppure si specificava il nome. Davvero il responsabile del museo aveva commesso un errore simile? Non ho indagàto, ma ho qualche dubbio. In ogni caso, i professoroni di "Storia illustrata" presero per buona questa sciocchezza, e la propinarono ai loro poveri lettori. Sarebbe interessante sapere chi fu il responsabile di questa gaffe. A quel numero della rivista contribuirono 13 storici (o semplici giornalisti), tra i quali il "nostro" Professor Luraghi. Da chi, tra queste 13 persone,vennero scritte le didascalìe delle foto? Sarebbe interessante saperlo, per tirargli amichevolmente le orecchie, nel caso fosse ancora vivo.