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•La finanza statale
Testo di Matteo Bellotto.

Pubblicato il 11/07/2010

Capitolo IV, riveduto e corretto della Tesi di Laurea in Economia e Commercio – ambito Scienza delle Finanze dal titolo “Federalismo fiscale ed evoluzione dei rapporti finanziari tra i vari livelli di governo negli Stati Uniti d’America”.

Una volta entrata in vigore la Costituzione, tutti gli stati si trovarono finanziariamente a fare i conti con l’impossibilità di imporre dazi sulle importazioni, misura fiscale che era stata adottata con successo in precedenza. Si trovarono anche impossibilitati ad emettere quei titoli di credito che erano stati così largamente usati durante la guerra e nel periodo confederale48. A parte il sollievo ai bilanci di alcuni stati che rappresentò il consolidamento del debito pubblico, i governi statali dovettero cercare forme di finanziamento alternative e nuove. La principale soluzione fu quella di adottare la tassa sulla proprietà, che comportava però per l’amministrazione finanziaria un grosso dispendio di energie sia per l’individuazione del potenziale contribuente sia per la determinazione della base imponibile. Infatti i valori della proprietà cambiavano non solo tra stato e stato ma anche tra contee diverse (nel caso in questione la proprietà colpita riguardava beni immobili e mobili, compresi gli schiavi)49. Altri mezzi per integrare le entrate erano rappresentati dalla tassazione indiretta e dalle licenze. Le principali accise colpivano il caffé, il te, lo zucchero. Le licenze erano rilasciate per le più svariate attività. Da ultimo alcuni stati ricorsero all’uso di lotterie, perlopiù finalizzate alla realizzazione di ben determinati interventi pubblici, come la costruzione di scuole.50
La tassazione sulla proprietà colpiva varie categorie di beni, ma in una nazione prevalentemente agricola l’attenzione si focalizzava su beni immobili quali la terra e beni mobili come il bestiame. La tabella 1 51, qui riprodotta mostra gli imponibili nei vari stati sul finire del 1700.


FONTE : tratto da G.W.Fisher "The property tax system" 1975.

Durante tutto il XIX secolo, l’imposta sulla proprietà fu oggetto di svariate modifiche tendenti a rendere il tributo equo, universale ed uniforme. La prima questione coinvolgeva la legittimità della stessa. Numerosi stati inserirono nelle loro costituzioni la formula della “ability to pay” misurata sul reale valore della proprietà mobile ed immobile, tangibile o intangibile, reale o personale. L’universalità riguardava il fatto che tutte le proprietà dovessero rappresentare l’imponibile escludendo le esenzioni che potessero interessare società e banche, e l’uniformità riguardava il livello di imposizione, che secondo la società dell’epoca doveva essere uguale per tutti i tipi di beni. Cito in proposito due disposizioni52 : lo Stato della Virginia stabiliva nel 1850 che “la tassazione sarà eguale ed uniforme in tutto il commonwealth e tutte le proprietà eccetto gli schiavi, saranno tassate in proporzione al loro valore”; l’Oregon all’altro capo della nazione stabiliva nel “57 che “l’assemblea legislativa provvederà con legge affinchè vi sia una uniforme ed eguale aliquota sulla proprietà immobiliare e tassazione, e prescriverà tali regolazioni affinchè assicurino la corretta valutazione per la tassazione di tutta la proprietà, sia reale che personale”.
Tra il 1789 ed il 1800 le spese medie per abitante rappresentavano una cifra oscillante tra i 40 ed i 65 centesimi di dollaro. Le principali voci di spesa riguardavano il mantenimento degli organi istituzionali e di una snella ma efficiente amministrazione; quelle marginali afferivano alla giustizia, ordine pubblico e prigioni, il mantenimento della milizia statale, le istituzioni caritative e sanità, la pubblica istruzione. Nel 1799, ad esempio, il bilancio dello Stato di New York53 era il seguente:
- organi istituzionali      55.000 $      32,5 %
- amministrazione      29.000 $      17,2 %
- giustizia      9.500 $      5,6 %
- amm. Penitenziaria      17.000 $      10,0 %
- ist. caritative      17.000      $ 10,0 %
- sanità      12.000 $      7,1 %
- affari indiani      9.500 $      5,6 %
- ammodernamenti      7.000 $      4,1 %
- interessi      13.000 $      7,7 %
TOTALE 169.000 $

Proprio lo Stato di New York, fu il primo a concedere trasferimenti ai governi locali, per il finanziamento di scuole, nel 1795.54
A partire dal 1800, probabilmente alla fine dell’epoca federalista, gli stati cominciarono la loro opera nel campo dell’economia, dell’ammodernamento e del progresso sociale. Si amplia il raggio d’azione, iniziando a prevedere responsabilità per lavori pubblici, fondi a sostegno dell’istruzione (scuole, colleges, università pubbliche e biblioteche) e in aiuto all’agricoltura (nel 1800 il 75% della popolazione era direttamente impiegato nel settore). Cambiano anche i mezzi per supportare lo sviluppo, assistendo ad una progressiva sostituzione dell’imposte sulla proprietà che sarà destinata quasi a scomparire negli anni 1830-40 (per poi ricomparire dopo la crisi del 1840) con dividendi di società ed in particolare banche; vendita di terreni demaniali; tariffe di pedaggi su strade e canali; tasse sugli affari; tasse sui dividendi; tasse sul possesso di azioni bancarie (queste, imposte per la prima volta nel 1812, divennero stabili nel 1840); diritti e licenze.55 Naturalmente bisogna tener in debito conto le differenze tra gli stati, per cui se Virginia, Maryland, Pennsylvania, New York, Delaware e Massachusetts erano particolarmente attivi nel mercato creditizio (con il Massachusetts che ricavava la metà delle proprie entrate dall’attività bancaria nel 1830), gli stati dell’ovest, come Indiana, Illinois, Kentuky, Missouri ed Arkansas, che mancavano di queste attività produttive continuavano a fare maggior affidamento sulle imposte sulla proprietà e su accise. Gli stati del Sud, si divisero tra i due schieramenti; stati come le Caroline e la Georgia, che affacciate sull’Atlantico, intrattenendo floridi scambi commerciali seguirono nell’imposizione il modello “asset income” (entrata sulle attività finanziarie), mentre altri come il Mississippi ed il Tennessee quello “property income”. Oltre alla leva fiscale, per la vasta campagna di lavori pubblici, molti stati fecero ricorso all’indebitamento, ed in particolare al credito delle banche cui loro stessi avevano concesso la chart fondativa e di cui erano soci.
A titolo esemplificativo è interessante vedere la differenza tra la composizione delle entrate dello Stato di New York nel 1820 e nel 1860 56. Nel 1820 il 25% del totale derivava dalla tassa sulla proprietà, il 12% dalla vendita di terra pubblica, lotteria e accise, il 14% dalle tasse sugli affari e ben il 48% da proventi derivanti da operazioni di investimento. Nel 1860, dopo il crak del “40, l’80% delle entrate deriverà dalla tassa sulla proprietà, il 7% dalle tasse sugli affari ed il 13% dalla vendita di terre ed investimenti.
Le spese dei governi statali, pur risentendo delle varie recessioni e depressioni continuarono ad aumentare nel tempo, anche dopo che nel 1840 terminò il boom. A questo proposito si vedano i dati dello Stato del Massachusetts, il cui bilancio passa da 199.000 $ del 1825 ai 510.000 $ del 1837 e dopo la flessione del 1843, tocca nel 1857 1.360.000 $. Lo Stato di New York tra il 1817 ed il 1825 intraprese l’opera del Canale Erie (che congiungeva i Grandi Laghi con l’Atlantico) finanziandola con 3 milioni di dollari provenienti dai diritti statali sulle vendite all’asta e con 8 milioni di prestiti a lungo termine. A questi grandiosi progetti ne seguirono altri che portarono alla canalizzazione tra New England e medio-ovest come l’Ohio Canal (1825-33) ed il Cheasapeake and Ohio Canal . Di pari passo con la canalizzazione si sviluppò la rete ferroviaria, in cui si mise in luce lo Stato del Maryland nel decennio 1826-36 con le linee Baltimore & Ohio Railroad; Baltimore & Susqueanna Railroad e la Erie Railroad. Anche nel caso degli “internal improvements” si devono notare le differenze sezionali: le grandi reti stradali e ferroviarie che nel Nord si edificarono negli anni venti e trenta, nel meridione si ebbero solo a partire da un decennio più tardi con il culmine negli anni cinquanta, quindi già dopo la crisi.57
Il largo ricorso al debito e la commistione tra gli affari pubblici, grandi lavori e speculatori privati provocò un grave danno nel periodo di recessione tra il 1837-40. Le banche si erano sovraesposte ed alcuni progetti nel periodo fallirono miseramente. A ciò si aggiunga che numerosi istituti, non più in grado di garantire le proprie emissioni, nel periodo di crisi, fallirono.
La crisi segnò la fine del periodo d’oro degli stati ed il ritorno a un sistema impositivo che non potendo più contare su entrate extratributarie, si affidò nuovamente alla tassazione sulla proprietà ed alla tassazione indiretta basata sulle accise e licenze. In realtà non si può parlare della fine del ruolo delle amministrazioni statali ma solo dell’inizio di un declino che si svolgerà su varie tappe, la prima rappresentata dalla guerra civile che “ridisegnò i confini” tra Federazione e stati, sul piano politico.
Per quanto riguarda le relazioni finanziarie tra il Governo Federale ed i governi statali, oltre alle misure contingenti e sporadiche di cui si è detto nel paragrafo 2, vanno qui considerate due forme particolari di trasferimento: il “land grant” ed i trasferimenti per la Milizia Statale.
Il primo caso di land grant federale, vale a dire un trasferimento monetario finanziato dalla vendita di demanio, si ebbe nel 1802-3, quando lo Stato dell’Ohio fu ammesso nell’Unione. Il Congresso stabilì che spettasse al governo dell’Ohio il 5% del ricavato dalla vendita di demanio federale presente nella giurisdizione del nuovo Stato. Si trattava di terreni incolti e non colonizzati da statunitensi. Occorre specificare che quando le “Tredici Colonie” divennero realmente indipendenti (1783), vennero assegnati al Governo Confederale anche territori che non erano sotto la giurisdizione delle Colonie stesse. Lo stesso avvenne con l’Acquisto della Louisiana del 1803, che comprendeva l’immenso bacino del fiume Mississippi.
Il Congresso stabilì anche che 3/5 del denaro così incamerato, venisse impiegato per la costruzione di strade di interesse statale, mentre i rimanenti 2/5 per l’edificazione di vie di collegamento con gli stati confinanti.58
Tale forma di trasferimento, venne usata dal Governo Federale per ogni nuovo stato ammesso nell’Unione fino al 1820, e nel caso dell’Iowa nel 1841.
Oltre a queste misure, Washington concedeva discrezionalmente land grants per costruire infrastrutture, non solo agli Stati, ma anche ai privati (come nel caso delle ferrovie). Con il tempo tali erogazioni vennero usate con sempre maggiore autonomia dai beneficiari, ed il ricavato della vendita della terra, venne usato anche nel campo della pubblica istruzione. Questa tendenza venne consolidata nel 1841, con la promulgazione di una legge federale che stabilì che un ammontare di terreni demaniali, pari a 500.000 acri (circa 2000 Kmq) fosse assegnato ad ogni nuovo stato ammesso nella Federazione.59
Il secondo tipo di trasferimento, è una erogazione federale “in natura”. Nel 1808, il Congresso varò una legge che contemplava la spesa annuale di 200.000 $ per l’equipaggiamento delle Milizie Statali. L’armamento (principalmente fucili) era suddiviso tra gli stati, in base al numero degli effettivi in forza ad ogni Milizia.60
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48 Vedi la Costituzione degli Stati Uniti Art. I Sez. 9 e 10 . oltre a Studenski e Krooss .
49 Vedi J.J.Wallis opere citate ; Studenski e Krooss ; G.W. Fisher “The property tax system” 1975 .
50 Vedi Studenski e Krooss.
51 La tabella è tratta da Fisher op.cit.
52 Il testo è tratto da Fisher, la traduzione dall’inglese è mia.
53 Dati tratti da Studenski e Krooss, op.cit. pag. 58.
54 Vedi L.D. White “Introduzione allo studio della Pubblica Amministrazione”, 1959, pag. 175.
55 Vedi Studenski e Krooss, op.cit. Pag. 128, e soprattutto J.J. Wallis op.cit.
56 Dati tratti da Studenski e Krooss, op.cit. pag. 130
57 Vedi J.J.Wallis e Studenski e Krooss, op.cit.
58 Vedi D.R.Dewey, op.cit. pag. 212-13. Vedi anche C. Goodrich, op.cit. pag. 170.
59 Vedi C. Goodrich, op.cit. pag. 170.
60 Vedi di W.H. Riker “The development of American Federalism”, 1987, pag. 161 e ss.