|
HOME>STRATEGIA E BATTAGLIE>La caduta di Fort Henry e Fort Donelson
•La caduta di Fort Henry e Fort Donelson
Testo di Matteo
Fontana
Pubblicato il 14/12/2009
Il punto giusto in cui sfondare
Nel mese di dicembre del 1861 i generali nordisti Henry W. Halleck,
William T. Sherman e George Cullum si incontrarono in Missouri per
discutere su come attaccare i confederati. Molti avevano
sconsigliato l'offensiva, intimoriti dalla posizione occupata da Polk a Columbus. Durante la riunione il generale Halleck chiese dove
fosse la linea confederate e il generale Cullum prese una mappa, vi
disegnò una linea che partiva da Bowling Green, passava per i forti Henry e Donelson e arrivava a Columbus, in Kentucky. Halleck allora
disse "Questa è la loro linea. Ora, quale è il punto migliore per
sfondarla?". Sherman e Cullum dissero che era il centro. Halleck
disegnò un'altra linea perpendicolare alla precedente, i tre videro
che corrispondeva più o meno al corso del fiume Tennessee: il fiume
sarebbe diventato la linea lungo la quale l'offensiva federale si
sarebbe sviluppata. Pochi giorni più tardi, il generale George B.
McClellan ordinò che le forze federali iniziassero delle
dimostrazioni contro i confederati di Albert S. Johnston, in
particolare per evitare che mandassero rinforzi al generale Simon B. Buckner che stava allora affrontando il nordista Don Carlos Buell
nell'area di Bowling Green, in Kentucky. Così fu pianificato che
Grant muovesse verso sud per distrarre i confederati nel Tennessee
Occidentale e Centrale. Grant ordinò al generale C.F. Smith di
muoversi verso la sponda occidentale del Tennessee e minacciare i
forti confederati Heiman ed Henry. Nel frattempo un'altra colonna
sotto il generale McClernand si mosse verso Columbus. Con questa
spedizione Grant fu in grado di scoprire che un attacco contro Fort
Henry era possibile e il generale capì che il Cumberland e il
Tennessee erano la linea da seguire per un'offensiva contro i
sudisti. Quando il piano di prendere Fort Henry fu proposto ad
Halleck, questi rimase titubante, forse non capì il piano di Grant,
forse non si fidava del generale per ciò che era successo durante la
battaglia di Belmont o forse era troppo indeciso e timoroso di
prendere l'offensiva. Infatti ai generali McClellan e Buell, e al
presidente Lincoln disse che una simile manovra non poteva essere
compiuta immediatamente, era necessaria una preparazione e
pianificazione adeguata, e cosa più importante aspettare che il suo
fianco destro in Missouri si stabilizzasse. Inoltre vi erano anche interessi personali, infatti Buell e
Halleck volevano rimanere indipendenti e non diventare il
subordinato dell'altro. Quindi a lungo i due tentennarono e non
trovarono un piano d'azione soddisfacente. Poco dopo le
forze confederate del generale Zollicoffer furono sconfitte a
Fishing Creek (o Mill Spring), l'estrema destra confederata aveva
subito un duro colpo. Molti fecero pressioni su Halleck affinché
venisse effettuato un movimento lungo i fiumi Cumberland e
Tennessee. Il 24 gennaio il generale Grant ripropose il suo piano di
attaccare Fort Henry al generale McClellan e il 28, dopo aver
discusso con il commodoro Foote, telegrafò ad Halleck che il forte
si poteva conquistare. In seguito a questo telegramma Halleck
finalmente si decise a lanciare l'offensiva. Ma cosa avevano fatto i
confederati in vista di una simile offensiva? Quali difese erano
state erette per proteggere i corsi dei vitali fiumi Cumberland e
Tennessee?
La costruzione di Fort Henry e
Fort Donelson
Con la secessione del Tennessee, il
governatore e la popolazione dello stato sentirono immediatamente la
necessità di costruire una linea difensiva contro una possibile
invasione federale. Fin da subito i sudisti pensarono che l'unica
reale minaccia sarebbe potuta materializzarsi lungo il fiume Mississippi. Per questo motivo per tutto
il 1861 e buona parte del 1862 molta attenzione fu dedicata al
settore occidentale dello stato. Inizialmente la neutralità del
Kentucky favorì questa corrente di pensiero, infatti alcuni
pensavano che questo stato
avrebbe protetto il confine settentrionale del Tennessee. Vennero
così costruite fortificazioni a New Madrid, situata all'estremità
meridionale del Missouri, all'Isola No. 10 sul fiume Mississippi e
più tardi, quando il generale confederato Leonidas Polk violò la
neutralità del Kentucky, a Columbus. In questa ultima posizione
venne eretta una potente fortezza che influenzerà poi il fato
dell'intera linea confederata in Tennessee. Infatti questa posizione
e le altre situate lungo il Mississippi erano nel distretto
comandate dal generale Leonidas Polk, i cui confini arrivavano al
fiume Tennessee. E' proprio qui, più ad est, che si trovava un punto
vitale dello stato del Tennessee e dell'intera linea confederata.
Qui si trovavano due importanti fiumi, il Tennessee e il Cumberland
che entravano nello stato del Tennessee dal Kentucky e per qualche
chilometro scorrevano quasi paralleli, separati solo da un piccola
penisola. Nel maggio 1861 il governatore Isham Harris decise di
fortificare la zona e incaricò il brigadier-generale Daniel S. Donelson,
dell'Esercito di Stato del Tennessee (e poi futuro generale
confederato) e il maggiore Bushrod Johnson (futuro generale
confederato) di trovare un luogo adatto. Siccome all'ora il Kentucky
era ancora neutrale, il generale decise di erigere un forte sul
fiume Tennessee chiamato Henry (in onore di un governatore dello
stato) e poco più tardi un altro forte sul Cumberland, Fort Donelson.
Questi due forti erano molto vicini e collegati tra loro, si
trovavano sulla stessa penisola che separava i due grandi fiumi.
Purtroppo per i confederati le cose andarono da subito male: la
costruzione dei forti fu molto lenta e ostacolata da una lunga serie
di motivi. Innanzitutto si trovavano al limite tra il distretto del
generale Polk e quello sotto la responsabilità del governatore
Harris. Questa suddivisione di responsabilità rimase tale fino al
settembre del 1861 quando arrivò il generale Albert S. Johnston, che
prese il comando del Dipartimento che comprendeva l'intera linea
confederata nel Tennessee. Quindi fino a settembre la zona rimase
sotto la responsabilità del governatore, più interessato alle
faccende del Tennessee Occidentale e a sostenere le operazioni del
generale Polk e Pillow nell'area. Tuttavia anche Johnston non fu in
grado di prestare un'adeguata supervisione ai lavori e preferì
concentrarsi sulla posizione di Bowling Green in Kentucky, lasciando
a subordinati, tra cui Polk, il compito di continuare i lavori e
rendere i forti operativi. Questi inviarono al generale diverse
versioni sulle condizioni dei forti, alcuni sostenevano che i lavori
procedevano bene e altri che erano un disastro. Johnston preferì
fidarsi dei primi e comunque non si recò mai personalmente, nemmeno
si interessò seriamente delle fortificazioni dell'area. E' quindi l'incompetenza e l'insubordinazione dei vari comandanti
locali combinati con il disinteresse di Albert S. Johnston che determinarono la mancata realizzazione di
una forte posizione nell'area di Fort Henry e Donelson. Ad esempio
il generale Polk trattenne quasi tutti gli ingegneri nella sua
fortezza di Columbus o nel Tennessee Occidentale, ostacolando
qualsiasi tentativo di mandare rinforzi ai due forti (che nonostante
tutto facevano parte del suo distretto). Il generale A.S. Johnston alla fine del
1861 inviò un ingegnere, Dixon, a Fort Donelson per sistemare le
cose. Polk però lo fece mandare a lavorare sulle sue difese lungo il
Mississippi. Johnston inviò anche Gilmer ma questi infelice del
compito assegnatogli e convinto anche lui come molti altri che i
nordisti avrebbero attaccato lungo il Mississippi non si impegnò per
fortificare la zona di Fort Henry e Donelson ed inviò rapporti
fuorvianti sulle condizioni dei due forti. Alla fine del 1861
quindi, il generale Albert S. Johnston telegrafò al Dipartimento
della Guerra che Fort Henry era una forte posizione e con una buona
guarnigione; se si fosse recato di persona sul posto avrebbe
scoperto che la realtà era molto diversa.
Quando la destra della linea confederata collassò nel 1862 a Fishing
Creek (o Mill Springs) i forti Henry e Donelson divennero vitali. Ma in che condizioni si
trovavano? Fort Donelson era stato tenuto nel giugno del 1861 da
quaranta uomini disarmati, poi nell'ottobre venne abbandonato. Più
tardi venne ripreso ma anche con l'arrivo del generale Johnston i
lavori non vennero terminati. A Fort
Donelson si trovavano solo 300 uomini male addestrati, male armati,
una batteria era stata costruita all'inizio di ottobre ma alla fine
del mese non vi era ancora nessun artigliere sul posto e non era
stata costruita nessuna difesa contro un possibile attacco
terrestre. Nel gennaio del 1862 i lavori continuavano ma mancavano
ancora artiglieri per manovrare i cannoni, vitali per ciò che era
stato concepito il forte. Esso si trovava su una scogliera e i suoi
14 cannoni erano in grado di colpire dall'alto le navi che
navigavano sul Cumberland. Due batterie erano al livello del fiume,
ben protette da lavori campali, una si trovava a 6 metri sopra il
fiume e un'altra a 15 metri. All'interno del forte si trovava un
bunker dove trovava riparo la guarnigione e che era
collegato con trincee coperte alle varie batterie. Attorno al forte
vero e proprio vennero erette delle piccole fortificazioni,
sopratutto piccole trincee per tiratori. Quando la campagna del
generale Grant iniziò, i lavori a Fort Donelson stavano procedendo
ma ciò che era stato costruito per difendere il forte da un
attacco terrestre non era nulla di formidabile. La costruzione di Fort Henry iniziò prima di quella di Fort Donelson, ma la sua
realizzazione fu più problematica, addirittura il capitano Jesse Taylor
consigliò a Polk di ricollocare il forte e costruirne un altro in
supporto sull'altra sponda del Tennessee. Nel gennaio del 1862 Fort
Henry si trovava ancora al suo posto e Fort Heiman, sull'altra
sponda del fiume, era solo stato progettato. Tuttavia a Fort Henry
fin da subito vennero piazzati 17 cannoni, di cui 11 erano
rivolti sul fiume e 6 difendevano il forte da un possibile attacco
terrestre. Vennero cominciate anche delle trincee e degli avamposti
per i tiratori. Purtroppo il forte si trovava su un terreno basso,
non solo esposto ad eventuale fuoco proveniente dalle alture
circostanti, ma anche all'acqua del fiume che allagò parte del
forte per tutta la sua esistenza. Fort Heiman fu iniziato troppo
tardi e venne realizzato molto poco dai confederati.
Queste due mappe dei forti e dei loro
trinceramenti sono tratte dagli Official Records, Tavola XI. Clicca
sulle immagini per ingrandirle.
Fort Henry
Fort Donelson
(Clicca per ingrandire)
(Clicca per ingrandire)
La campagna inizia
Il 30 gennaio 1862 il generale Grant ricevette l'ordine di ammassare
le varie truppe dislocate a Paducah, Smithland, Cairo, Fort Holt,
Birdspoint e altre zone. A causa del blocco del traffico fluviale i
nordisti furono in grado di trovare molte imbarcazioni che
raccolsero a Cairo. Tuttavia Grant non fu in grado di trovare
abbastanza imbarcazioni per trasportare tutti i suoi 17.000 uomini
in una sola volta e così metà degli uomini, sotto il generale John McClernand,
furono i primi a risalire il fiume Tennessee. Successivamente Grant riuscì
a trovare altri trasporti e si imbarcò con un'altra parte delle sue
forze diretto verso il punto di sbarco selezionato da McClernand.
Qui il 4 febbraio Grant scoprì che il punto era troppo
distante da Fort Henry e allora tutte le truppe vennero reimbarcate
e scaricate più avanti, a soli 5 chilometri dal forte. Il compito
della divisione McClernand era tagliare la strada che da Fort Henry
portava a Fort Donelson. Le navi
tornarono indietro verso Paducah per caricare la divisione del
generale C.F. Smith. Grant si unì alla flotta per controllare che le
operazioni si svolgessero correttamente. Intanto il 5 febbraio
vennero lanciate diverse ricognizioni, durante una delle quali un
cavalleggero unionista fu ucciso e altri due feriti. Nel pomeriggio
arrivarono sul posto Grant e Smith, che insieme a McClernand si
recarono a bordo della USS Cincinnati, la nave del commodoro Foote.
Qui venne deciso che il giorno seguente Fort Henry sarebbe stato
attaccato. Le 7 navi da guerra di Foote avrebbero attaccato il forte
dal fiume mentre l'esercito di Grant lo avrebbe isolato via terra.
Nel frattempo i sudisti erano praticamente rimasti a guardare. A gennaio
quando Grant fece la sua ricognizione in forze il generale Albert S.
Johnston temette che un'offensiva federale stesse per avere luogo al
centro della sua linea. Questo episodio però fu liquidato rapidamente
da Polk come un tentativo dei nordisti
di distrarre l'avversario dalla posizione di Columbus. Sebbene così il
generale Johnston fu leggermente sensibilizzato sulla situazione
critica dei forti Henry e Donelson, non comprese appieno la gravità della situazione.
Qui il comandante dei due forti, il generale Lloyd Tilghman, facendo presente a Johnston
la situazione critica di Fort
Henry e l'impossibilità di costruire Fort Heiman, scioccò
completamente Johnston. Il generale scrisse "Ho ordinato al generale
Polk quattro mesi fa di costruire queste fortificazioni. E ora, col
nemico su di noi, nulla di importante è stato fatto. E' davvero
straordinario." Il generale ordinò poi a Tilghman di completare Fort
Heiman, ma ovviamente era troppo tardi e mancavano gli uomini
necessari. Precedentemente, prendendo in
considerazione un possibile sfondamento a Fort Donelson, Johnston
alla fine del 1861 aveva mandato degli ingegneri nella zona di
Clarksville, a metà strada tra Nashville e i forti, per realizzare
una seconda linea difensiva per la capitale del Tennessee. Nel 1862
questa posizione era intenibile.
Ancora una volta la distrazione del generale Johnston,
l'incompetenza dei suoi subordinati e alcune pressioni politiche
fecero in modo che i lavori venissero appena cominciati. L'ultima
speranza per i sudisti risiedeva nell'arrivo di rinforzi, ma il
presidente Davis considerò pericoloso sguarnire il fronte Virginiano
e le difese costiere. Tuttavia il 4 febbraio 1862 giunse a Bowling
Green il generale Pierre Gustave Toutant Beauregard. Con lui giunse
una falsa notizia ai federali, ovvero che Beauregard era arrivato in
Kentucky con migliaia di uomini. Questo però accelerò i movimenti
dei federali. In quegli stessi giorni, il generale Tilghman stava
tenendo informato Johnston sulla situazione a Fort Henry: prima
comunicò che forze consistenti nemiche si stavano assemblando a
Smithland, che il 4 febbraio alcune cannoniere apparvero sul fiume
Tennessee e scambiarono qualche colpo col forte, che il fumo di
altre navi in avvicinamento era visibile sul fiume e infine che
alcuni nordisti erano sbarcati sulla sponda orientale del Tennessee. Tilghman,
che si trovava a Dover, vicino a Fort Donelson, comunicò a Polk che necessitava
immediatamente di aiuto. Polk però inviò solo qualche unità di
cavalleria e Albert S. Johnston, invece di ordinare a Polk di aiutare
il forte, rimase inattivo lasciando al suo subordinato l'iniziativa.
Peggio ancora, il generale sudista era ancora convinto che
l'offensiva principale sarebbe stata lanciata su Bowling Green e
Polk riteneva rischioso qualsiasi movimento che indebolisse Columbus.
Infatti lo stesso giorno Tilghman aveva chiesto rinforzi anche a
Johnston, ma questi aveva scritto a Beauregard che non avrebbe
aiutato Fort Henry, Bowling Green e Nashville erano più importanti.
Nella mezzanotte del 4 il generale Tilghman arrivò a Fort Henry e
fece immediatamente abbandonare Fort Heiman. Intanto il forte stava
venendo assediato da un altra forza: il fiume Tennessee. Era in
corso la piena stagionale e parte del forte era allagato. Ormai era
chiaro a Tilghman che doveva affrontare i 16.000 federali solo con i
suoi 2.600 male armati confederati. Il generale decise quindi
all'ultimo momento di evacuare Fort Henry facendo ritirare tutti gli uomini, tranne
gli artiglieri, a Fort Donelson. Si avvicinava l'alba del 6
febbraio, l'attacco dei federali stava per essere sferrato.
La resa di Fort Henry
Alle 11:00 del 6 febbraio 1862 le sette navi da guerra (USS Essex,
St. Louis, Cincinnati, Carondolet, Tyler, Lexington e Conestoga) del commodoro Foote avanzarono verso Fort Henry, difeso del generale Tilghman e da
circa 80 uomini. Durante l'incontro del giorno precedente, il
generale Grant aveva concesso a Foote il permesso di attaccare il
forte anche se l'armata non fosse stata in posizione. Arrivate a
tiro le navi nordiste aprirono il fuoco su Fort Henry. Dopo circa 45 minuti uno
dei cannoni di Tilghman esplose, uccidendo e ferendo i suoi
artiglieri. Alcuni minuti dopo la Columbiade del forte fu
accidentalmente messa fuori uso, una granata colpì tutti i serventi
di un altro pezzo e altri numerosi proiettili colpivano i decimati
artiglieri. Il generale Tilghman si unì ai soldati nel manovrare i
cannoni e quando uno dei suoi ufficiali gli propose di arrendersi
rispose: "Non arrenderò il forte." I sudisti riuscirono a fare dei
danni alla Essex, ma la posizione del forte gli impedì di effettuare
un fuoco efficace. Ormai con solo due cannoni utilizzabili il
generale Tilghman decise che ogni ulteriore resistenza era inutile.
Alle 13:50 il comandante del forte issò una bandiera bianca e chiese
di parlamentare. Il commodoro Foote accettò la resa del forte e
verso le 15:00 giunse sul posto anche il generale Grant. Il primo
scontro della campagna era stato vinto dalla marina, l'esercito era
stato ritardato dalle paludi dell'area. Secondo il
comandante Henry Walke della USS Carondolet i confederati persero
nello scontro 5 uomini uccisi, 11 feriti, 5 dispersi e 94
prigionieri (inclusi anche i malati e feriti rimasti nel forte). Nel
tardo pomeriggio alcune unità di cavalleria nordista raggiunsero la
retroguardia della guarnigione di Fort Henry diretta a Fort
Donelson. Una piccola scaramuccia ebbe luogo nella quale un soldato
confederato fu ucciso e una batteria di 6 cannoni fu abbandonata
dagli scossi confederati. In giornata la notizia del successo
raggiunse anche il generale Halleck che comunicò al generale in capo
McClellan che "la bandiera dell'Unione è stata ristabilita sul suolo
del Tennessee. Non verrà mai più rimossa." Lo stesso giorno Grant
telegrafò ad Halleck che l'8 febbraio avrebbe preso Fort Donelson.
Verso Fort Donelson
Con la caduta di Fort Henry, il generale Albert S. Johnston rimase
scioccato. Sebbene la posizione dell'armata di Buell non era più
molto chiara, Johnston ricevette dei rapporti che la collocavano
ancora nell'area di Bowling Green. Il generale però non riusciva a
rendersi conto che contro Fort Henry aveva operato un'altra forza e
sebbene gli fosse stato segnalato che i nordisti ora puntavano su
Fort Donelson, egli pensava che il prossimo attacco sarebbe avvenuto
nell'area di Clarksville. Così ordinò al generale Gideon Johnson
Pillow, un personaggio ambizioso e incompetente che aveva appena
dato le sue dimissioni dal suo incarico sotto Polk, di radunare tutte le
forze che trovava e concentrarle a Clarcksville. Qui vennero anche
inviati il generale John B. Floyd con la sua divisione (recentemente
arrivati dalla
Virginia Occidentale) e il generale Simon B. Buckner e le sue
truppe. Tuttavia Johnston non sapeva quanti uomini si trovavano e
vennero raccolti a Clarksville, nemmeno dove esattamente si
trovassero. Completamente confuso, Johnston divenne convinto che
l'unica minaccia a Fort Donelson era rappresentata da un attacco
delle cannoniere ed ignorò completamente la forza di terra di Grant.
Inizialmente pensò che il forte non sarebbe stato in grado di
fermare le navi ed ordinò ad Hardee di ripiegare su Nashville. Il 7
febbraio però ordinò Pillow e alle sue truppe di recarsi a Fort
Donelson con l'ordine di tenerlo il più a lungo possibile e poi
ritirarsi. Non aveva però ancora preso in considerazione un attacco
terrestre da parte dei nordisti e quindi il compito di queste truppe
non è chiaro visto che non avrebbero potuto fare nulla per fermare
una flotta, l'unica reale minaccia secondo Johnston. Il giorno
seguente affidò il comando dell'area di Clarcksville e Donelson al
generale Floyd, scaricando a lui ogni futura responsabilità e
informandolo che doveva prendere da solo qualsiasi decisione per la
difesa del posto. Questo incarico non fu chiaro a Floyd fino all'11
febbraio quando la cosa venne chiarita da Johnston. Nel frattempo si
crearono ritardi e confusione nell'organizzazione della difesa
(Floyd infatti prese il comando solo quel giorno). Intanto il 9
febbraio il generale Pillow ricevette un altro ordine da Johnston di
recarsi a Fort Donelson con le truppe dei generali Buckner e Clark.
Quando Pillow giunse al forte trovò una posizione debole. A nord si
trovava l'Hickman's Creek che con le sue acque stagnanti sbarrava la
strada, a sud del forte si trovava l'Indian Creek che isolava la
sinistra della linea confederata, poco più a sud ma sopra la
cittadina di Dover si trovava il Lick Creek, il quale contribuiva a
frammentare ulteriormente la linea. Solo un terzo delle piccole
trincee che si estendevano dall'Hickman's Creek e che arrivavano
fino a Dover erano state completate e Pillow confidò al generale
Floyd che le fortificazioni erano incomplete e male progettate. A
causa di dispute di comando e dell'ambizione, Pillow però inviò
rapporti a Johnston nei quali affermava di poter tenere il forte,
che la posizione era formidabile e che non vi era alcuna minaccia.
Il generale Floyd convenne con Pillow
che la posizione poteva trasformarsi in una trappola dato che la via
verso Nashville era attraversata dagli ingrossati Lick e Indian
Creek. Floyd riprese il piano precedentemente ideato da Pillow di
lasciare una piccola guarnigione al forte e attaccare i nordisti
mentre si avvicinavano al forte col grosso delle forze. Per questa
manovra era previsto che Pillow rimanesse nel forte, ma l'ambizioso
generale fece saltare il piano trattenendo la divisione di Buckner e
convincendo Johnston delle "formidabili" difese di Fort Donelson. Il
debole Floyd cedette di fronte a Pillow e poco dopo ricevette
l'ordine da Johnston di unirsi alla guarnigione del forte ed entrare
in quella che poco prima egli stesso aveva definito una trappola. Se
il piano
fosse stato eseguito i confederati avrebbero avuto qualche
possibilità di sconfiggere Grant. Il 13 febbraio Floyd arrivò a Fort
Donelson portando la guarnigione a circa 16.000 uomini, ma il nemico
era alle porte.
Anche Grant e la sua armata avevano però avuto dei problemi, il
generale nordista non prese Fort Donelson l'8 febbraio come aveva
annunciato. Con la caduta di Fort Henry il generale Halleck ordinò a
Foote di far risalire il Tennessee dalle sue navi e colpire i ponti
e le linee di comunicazione confederate. Intanto il generale
cominciò a chiedere rinforzi per poter lanciare un'offensiva in
larga scala dopo la presa di Fort Donelson. Grant però non voleva
aspettare i rinforzi, voleva sfruttare la situazione e colpire
subito Donelson. Il suo piano era però irrealistico per diversi
motivi: la spedizione contro Fort Henry non aveva sufficienti
trasporti per continuare un'invasione terrestre, non vi erano
adeguate informazioni sulle condizioni delle difese sudiste, il
cattivo tempo aveva allagato le strade e la marina non poteva
supportare un attacco al forte. Infatti le navi di Foote sarebbero
dovute prima tornare indietro fino a Paducah per entrare nel corso
del Cumberland e poi risalire il fiume fino al forte. Inoltre la USS
Essex e la USS Cincinnati necessitavano di riparazioni dopo lo
scontro e la Lexongton, Tyler e Conestoga stavano risalendo il
Tennessee come ordinato da Halleck. Grant sfruttò questi giorni di
ritardo inviando il suo ingegnere, il tenente-colonnello James B.
McPherson, in ricognizione a Fort Donelson. Venne infine deciso che
il 12 febbraio 1862 sarebbe iniziata la manovra contro Fort
Donelson, per quel giorno le navi di Foote sarebbero state in grado
di supportare l'esercito di Grant. Così, già l'11 febbraio la
divisione del generale McClernand iniziò l'avanzata. Il 12 tutto
l'esercito federale di 15.000 uomini avanzava sulle strade che
collegavano Fort Henry con Fort Donelson e la sera giunsero
nell'area le prime unità. Anche la USS Carondolet arrivò sul posto e
per segnalare a Grant la sua presenza bombardò brevemente il forte.
Il giorno seguente i nordisti continuarono per tutta la mattina lo
schieramento e infine avvistarono le forze confederate del generale
Floyd che entravano nel forte.
Primi tentativi a Fort Donelson
Il 13 febbraio 1862 l'esercito federale aveva l'ordine di rimanere
sulla difensiva poiché Grant sperava di sottomettere il forte con
l'uso delle cannoniere e un minimo sforzo da parte dell'esercito.
Durante la mattina i picchetti confederati furono molto attivi e il
loro fuoco combinato con quello dell'artiglieria irritò il generale John A. McClernand, che inoltre aveva appena assistito all'entrata quasi
indisturbata di Floyd nel forte. McClernand credendo anche di aver trovato un punto
debole nelle difese sudiste decise di lanciare un assalto non
autorizzato con
quattro dei suoi reggimenti dell'Illinois sotto il comando del
colonnello William Morrison. I confederati respinsero senza sforzo
l'attacco nordista infliggendo pesanti perdite. Anche il generale
C.F. Smith lanciò due brigate contro i sudisti per saggiarne le
difese. Nel frattempo il generale Floyd stava pensando di tentare
una sortita ed evacuare il forte. Bisognava attaccare i federali
sulla Wynn's Ferry Road ma il generale Pillow protestò che era
troppo tardi per lanciare un attacco a quell'ora. Quella stessa
mattina il comandante della Carondolet, Walke, ricevette ordine da
Grant di iniziare il bombardamento del forte alle 9 e così la nave
si apprestò ad iniziare l'assalto. Durante lo scontro fu ucciso un
ufficiale ingegnere confederato e anche un cannone delle batterie fu
colpito. I sudisti causarono 12 feriti e alcuni danni alla Carondolet che si ritirò per poi riprendere il duello che durò fino
a sera. Alle 23:30 giunse sul posto la flotta di Foote con le
corazzate St. Louis, Louisville, Pittsburg e le cannoniere Lexington,
Tyler e Conestoga. Grant ordinò un attacco immediato così alle 15:00
del 14 febbraio venne lanciato l'attacco, la Louisiville era schierata lungo la sponda occidentale del fiume, la
St. Louis al centro, la Pittsburg e la Carondolet lungo la sponda
orientale, la Lexington, Conestoga e Tyler erano arretrate. Alle
15:30 i confederati aprirono il fuoco e poco dopo le navi gli
risposero. Il generale Floyd nel panico inviò un dispaccio a
Johnston dove diceva che "Il forte non può tenere per più di venti
minuti". Il fuoco dei vascelli federali era preciso e micidiale
mentre quello dei confederati era poco efficace, almeno fino a
quando Foote fece avvicinare troppo la flotta ai cannoni del forte.
Dalle batterie di Fort Donelson si sviluppò un fuoco costante anche
se un cannone fu messo fuori uso da un artigliere male addestrato.
La pesante ancora della Carondolet fu colpita da un proiettile come
anche la cabina in cui si trovavano i piloti, di cui uno fu ucciso,
la scialuppa venne distrutta e uno dei cannoni esplose ferendo una
dozzina di uomini. Le corazzate unioniste si trovavano sotto un
fuoco molto pesante e presto la confusione cominciò a regnare, la
Pittsburg ebbe una collisione con la Carondolet, a bordo della St.
Louis Foote venne ferito ad un piede così come anche il timoniere.
In breve la Pittsburg, la St. Louis e la Louisville si dovettero
ritirare mentre la Carondolet subì ancora diversi tiri micidiali.
Quando la nave divenne impossibile da manovrare il comandante Walke
decise che era il momento di ritirarsi. Alle 17:00 la flotta federale
era in ritirata, si contavano 8 morti e 47 feriti mentre i
confederati non avevano avuto nessuna perdita.
La speranza di Grant di replicare ciò che era successo a Fort Henry
svanì, il suo piano era da rivedere ed era chiaro che questa volta
l'esercito avrebbe giocato un ruolo fondamentale nella presa di Fort
Donelson. Per fortuna di Grant l'esercito stava ricevendo aiuti, il
brigadier-generale Lewis Wallace era arrivato con due reggimenti e
una batteria di artiglieria da Fort Heiman ed Henry. Appena giunto a
rapporto da Grant, questo piazzò Wallace al comando di una terza
divisione, formata con i reggimenti che stavano affluendo, e che si
sarebbe schierata al centro. Le altre due divisioni erano quelle del
generale McClernand sulla destra e quella del generale C.F. Smith
sulla sinistra. A fine giornata l'esercito federale poteva contare
circa 27.000 uomini sul campo. Ma Grant, sebbene stesse stringendo sempre di più la
sua morsa sul forte sudista aveva sottovalutato i confederati, non
pensò mai che questi avrebbero potuto prendere l'iniziativa e
passare all'offensiva. Intanto quella notte i soldati, nordisti e
sudisti, pativano il gelido freddo e molti erano senza coperte e
cappotti. In particolare dentro Fort Donelson scarseggiavano cibo e
munizioni, le trincee piene d'acqua a causa delle piogge dei giorni
precedenti si erano ghiacciate e nonostante la vittoria del 14
avesse alzato il morale, nelle fortificazioni si continuava a
soffrire. Il giorno seguente, poco prima dell'alba, Grant ricevette una
nota da Foote, che ferito chiedeva una conferenza col generale a
bordo della St. Louis. La flotta doveva tornare a Mound City, in
Illinois, per riparazioni ma sarebbe tornata nel giro di dieci
giorni. Grant si trovò d'accordo con Foote e tornò sulla terra ferma
convinto di dover iniziare un assedio. Ad attenderlo però vi era il
capitano William Hillyer con delle cattive notizie per il generale
Grant. Era la mattina del 15 febbraio.
Lo scontro finale
Invece Albert Sidney Johnston ricevette il 14 febbraio la notizia
della vittoria, un successo esagerato nei rapporti di Floyd e
Donelson. Tuttavia Johnston informò Richmond che "una brillante
vittoria" era stata ottenuta a Fort Donelson. In realtà per i
confederati il 13 e il 14 febbraio furono delle occasioni sprecate e Floyd
appena giunto nel forte che stava venendo circondato e che
considerava ancora una trappola avrebbe potuto sfruttare
l'inattività dell'esercito federale e la sua superiorità numerica
per abbandonare il forte. Il comandante del forte però stava
cominciando a realizzare quanto realmente era pericoloso l'esercito
di Grant e che le navi di Foote non erano la vera minaccia. Infatti
Floyd ricevette durante il pomeriggio e la sera del 14 febbraio
rapporti sullo schieramento delle forze federali, le quali ora
controllavano sempre più saldamente la Wynn's Ferry Road. A questo
punto decise che era il momento di scappare dalla trappola e
probabilmente fu incoraggiato nella decisione anche da un dispaccio
ricevuto in giornata da Johnston, il quale consigliava Floyd di
evacuare verso Nashville se il forte non poteva essere tenuto. La
sera del 14 venne quindi convocato un consiglio di guerra e si
decise che la mattina seguente i confederati avrebbero
attaccato la destra dell'esercito federale, riaperto la Wynn's Ferry
Road e si sarebbero poi ritirati verso Nashville. Era lo stesso
piano proposto da Floyd quella stessa mattina.
Nella gelida notte la divisione di Buckner, che costituiva la destra
confederata (ed era quindi fino ad allora schierata di fronte a C.F.
Smith) fu ritirata e spostata sulla sinistra dello schieramento
sudista, a sinistra della brigata del colonnello Adolphus Heiman
(che teneva quindi il centro) e a destra della divisione Pillow
(ovvero l'estrema sinistra dello schieramento). Al suo posto venne lasciato solo un reggimento di 450
uomini. Alle 6:00 di mattina l'attacco fu lanciato. Gli uomini di
Bushrod Johnson furono i primi a colpire la destra federale situata sulla Wynn's
Ferry Road, alla loro sinistra il colonnello Nathan B. Forrest con
la sua cavalleria proteggeva il fianco. Dopo tre ore di strenuo
combattimento tutta la divisione Pillow era ormai entrata in
contatto con l'ala
destra federale, Forrest attaccò il nemico sul fianco e alle spalle.
I federali di McClernand cedettero e si ritirarono lasciando solo
una batteria a difesa della Wynn's Ferry Road. Forrest prontamente
caricò e spazzò via gli artiglieri, la strada per Nashville era
aperta. La divisione di McClernand intanto tentava di riorganizzarsi
alle spalle di Wallace, del quale alcune unità insieme ad una
brigata inviata da Smith attraversarono l'Indian Creek per fermare i
confederati. Poco dopo però il generale Pillow ordinò a Buckner, che
stava attaccando il centro, di ritirarsi e tornare ai trinceramenti
sulla destra della linea sudista. Un sorpreso Buckner rifiutò di
obbedire all'ordine, infatti era Floyd al comando della guarnigione,
e si recò dal superiore per esortarlo a continuare la ritirata verso
Nashville. Floyd, titubante come sempre, preferì consultarsi con
Pillow il quale lo convinse che rinforzi federali stavano
affluendo sul campo e che gli uomini della sua divisione e quella di
Buckner non erano in grado di continuare lo scontro. Senza
accertarsi delle condizioni delle truppe, Floyd ordinò l'esecuzione
dell'ordine di Pillow e Buckner, riluttante, dovette tornare nelle
sue trincee. Questi istanti di inattività dei confederati permisero
ai nordisti di riprendersi e trarre vantaggio dalla situazione.
Era questa la brutta notizia che il generale Grant, tornato dalla St.
Louis, aveva ricevuto dal capitano William Hillyer, l'esercito era
sotto un forte attacco. Per fortuna i tre comandanti di divisione
avevano agito di propria iniziativa e anche abilmente, limitando i
possibili danni. Giunto sul posto Grant riorganizzò le truppe e poco
prima che la divisione Buckner iniziasse a tornare sulla destra
dello schieramento confederato ordinò al generale C.F. Smith di
avanzare. Grant aveva intuito che se i confederati avevano lanciato
un vigoroso attacco sul fianco dovevano aver indebolito la linea;
era così e Smith travolse il solitario reggimento lasciato a difesa
della destra confederata. I nordisti stavano penetrando nelle difese
di Fort Donelson quando giunse la divisione Buckner che dopo un
selvaggio combattimento fermò l'avanzata di Smith. Buckner posizionò
poi la sua artiglieria sulle alture circostanti colpendo duramente
il nemico che però a sua volta con i suoi cannoni tenne in scacco la
destra confederata. La linea di fortificazioni era però ormai
compromessa. Dall'altro lato dello schieramento i generali Lew Wallace e McClernand nel frattempo riconquistavano
parte del terreno perso.
Ma cosa era successo? Floyd aveva
sbagliato ad ascoltare Pillow, una volta iniziata la manovra sarebbe
dovuta continuare. Infatti l'estrema destra confederata era stata
praticamente abbandonata e se Buckner non fosse arrivato in tempo la
giornata si sarebbe potuta trasformare in un disastro. Ma cosa aveva
portato Pillow a ordinare la sospensione dell'attacco e della
successiva ritirata su Nashville? Pillow sostenne che le truppe di Buckner, già prima di prendere la Wynn's Ferry Road, erano molto
demoralizzate poichè il loro primo tentativo di prendere la strada
era fallito. Tuttavia in quel momento solo due reggimenti erano
effettivamente entrati in azione. Anche la divisione Pillow non era in
cattive condizioni, infatti Bushrod Johnson che comandò il
principale attacco non segnalò perdite particolarmente alte.
Probabilmente Pillow mancava della determinazione, del coraggio e
delle capacità per portare a termine il suo compito e diede troppo
importanza all'iniziale successo, ovvero il ripiegamento del fianco
destro federale. Quasi subito infatti fece inviare un telegramma ad
A.S. Johnston nel quale proclamava la vittoria confederata. Inoltre
il generale Floyd fu probabilmente poco chiaro nel spiegare gli
obbiettivi della sortita. Floyd e Buckner in seguito sosterranno che
l'attacco fu fatto per aprire la strada verso Nashville e ritirarsi
in direzione della capitale, il maggiore Jeremy Gilmer sostenne che
l'ordine era di aprire la strada e poi ritirarsi o continuare il
combattimento, i colonnelli John C. Brown e William Palmer
(comandanti di reggimento non presenti all'incontro del 14 febbraio)
sostennero di aver ricevuto l'ordine di preparare razioni per tre
giorni e portare via le coperte. Altri come Pillow, il colonnello
Heiman e Forrest invece sostennero che l'obbiettivo era solo
aprire la via verso Nashville e che non venne fatto nessun
preparativo per una ritirata. Di fatti Floyd non ordinò
all'artiglieria di prepararsi a ritirare e le batterie del forte non
vennero toccate.
"Vittoria o morte"
La notte del 15 febbraio i generali Floyd, Pillow e Buckner si incontrarono nella cittadina di Dover
(all'interno delle fortificazioni) per discutere sul da farsi.
Nonostante fossero convinti che ci fossero 50.000 nordisti attorno
a Fort Donelson, la prima proposta fu quella di ritentare una sortita
ma alcuni rapporti indicavano che la Wynn's Ferry Road era stata
ripresa dei federali e che l'unica via di fuga, una strada che
correva parallela al fiume Cumberland, era impraticabile poiché
l'attraversamento sul Lick Creek si trovava sotto un metro d'acqua.
La notizia che la Wynn's Ferry Road era stata ripresa dai nordisti
fece crollare il generale Buckner che propose una resa immediata,
sostenendo anche che i suoi uomini erano esausti. Forrest fu
chiamato in causa per sentire la sua opinione ma protestò fortemente
quando si parlò di resa. Egli sostenne che la Wynn's Ferry Road era
ancora aperta e i suoi ricognitori testimoniavano che lungo la
strada non vi era traccia del nemico. Forrest non venne ascoltato, i
tre generali erano troppo demoralizzati e confusi e decisero di
arrendere il forte.
Il generale Floyd però decise che era meglio per lui fuggire; prima
del conflitto era stato segretario della guerra degli Stati Uniti e aveva illegalmente
trasferito a sud degli armamenti federali. Così fece requisire
l'unico piroscafo disponibile da una delle sue brigate con le quali
era giunto dalla Virginia. Di questi cinque reggimenti uno era del
Mississippi e quattro della Virginia, il suo stato nativo. I Virginiani vennero evacuati dal forte ma per il reggimento del
Mississippi non c'era più tempo e fu abbandonato al suo destino.
L'11 marzo del 1862 Floyd sarà sollevato dal comando dal presidente
Jefferson Davis.
Il secondo in comando, il generale Pillow, poco prima di partire per
Fort Donelson proclamò il suo motto per la campagna: "Vittoria o
morte". Scelse però l'alternativa della fuga. Insieme al maggiore
Gilmer salì su una scialuppa e fuggì lasciando il comando a Buckner.
Successivamente sarà anche lui sollevato dal comando.
Il generale Forrest invece durante la riunione, quando ormai la
decisione della resa venne presa disse: "Non sono venuto qui con
l'intenzione di arrendere il mio comando, e non lo farò se gli
uomini mi seguiranno". Si rivolse poi a Pillow e chiese "cosa devo
fare?". Il generale gli rispose "Apritevi la strada". Forrest e la
sua cavalleria rifiutarono di arrendersi e se ne andarono dal forte,
alcuni cercando di portare in sella con loro qualche fante.
Buckner, diventato comandante del forte, completamente pessimista ed
esausto non prese più in considerazione nessuna possibilità di
salvare almeno un parte della guarnigione, e con grande delusione
delle truppe, la mattina del 16 febbraio mandò una nota a Grant. Con
l'insistenza del generale C.F. Smith, Grant dichiarò che l'unica
resa possibile per Buckner era la resa incondizionata. Circa 2.000
confederati erano morti o feriti e tra i 12.000 e i 15.000 quelli
catturati. Grant aveva perso 500 uomini morti, 2.108 feriti e 224
catturati e portati via da Floyd. Il morale della Confederazione
subì un duro colpo così come anche la reputazione di Albert S.
Johnston. Tutto il sud rimase sbalordito dalla notizia della resa,
una resa inaspettata dato che nei giorni precedenti erano giunte
notizie che annunciavano la vittoria confederata. Poco dopo una
delegazione dal Tennessee si recò a Richmond per chiedere la
sostituzione del generale Albert S. Johnston. Il generale venne
mantenuto al comando, Nashville venne abbandonata e nei mesi
seguenti le sue forze si ritireranno dal Tennessee.
|
|