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•Abraham Lincoln
Testo di Antonio Gentile

Pubblicato il 08/01/2011

Nato il 12 febbraio del 1809 a sud di Hodgenville, nel Kentucky, in una classica capanna di tronchi tipica dei pionieri americani, proveniva da una famiglia di umili origini meridionali. La storiografia più accreditata su Lincoln descrive il padre Thomas, come un uomo semplice e la madre Nancy Hanks, una pia donna di religione Battista, dottrina contraria alla schiavitù. Lincoln aveva una sorella, Sara, nata due anni prima di lui.
Nel 1814 la famiglia si trasferì nell'Indiana, in una regione, se possibile, ancora più impervia e ostica della precedente, in un'altra capanna di tronchi. “Boschi, boschi, ancora boschi fino alla fine del mondo”. Bisognava aprirsi la strada a colpi di accetta. Da adulto Lincoln lascerà scritto: “Il grido della pantera riempiva la notte di terrore e gli orsi venivano a rubare i nostri maiali”. La dura vita nei cupi boschi di allora, pieni di insidie e di pericoli costanti, temprarono il fisico e il carattere del giovane.
Vennero a vivere con loro i coniugi Sparrow, zii della madre di Lincoln, che portarono con loro un ragazzo di 19 anni, figlio di un'altra zia di Nancy, che divenne l'amico prediletto di Lincoln.
La vita era dura ed estrema, i raccolti scarsissimi, e in condizioni così precarie le malattie potevano colpire in modo letale. Scoppiò infatti una epidemia che portò alla tomba i coniugi Sparrow, seguiti poco dopo dalla madre di Lincoln, Nancy.
Nel 1819 il padre si risposa con una vedova, Sara Bush Johnston, con tre figli piccoli, e li porta nella capanna a vivere con il resto della famiglia. Lincoln si affezionerà moltissimo alla matrigna, tanto da chiamarla “madre angelica”. Nella misera capanna di tronchi finirono pertanto a vivere in otto, ma grazie alle amorevoli cure della signora Sara, che portò una piccola ma essenziale dote, le cose in casa Lincoln migliorarono, anche se la miseria era sempre pronta a bussare alla loro porta.
In quel periodo Lincoln intervallava i periodi della caccia, della semina e del raccolto con la frequentazione di corsi scolastici presso una assai precaria scuola. Egli seguirà tali corsi per solo un anno, imparando a leggere e scrivere, e risulteranno essere i soli insegnamenti ufficiali di Lincoln.
Purtroppo la sventura colpisce ancora i Lincoln. Il 20 gennaio 1828, muore di parto prematuro la sorella Sara, che si era intanto sposata con un agricoltore di nome Aaron Grigsby, lasciando il giovane Lincoln distrutto dal dolore. Nel marzo 1830 la famiglia fa una ulteriore migrazione e si sposta nell'Illinois, andando a vivere sempre in una capanna di tronchi, ma Abraham, divenuto ormai maggiorenne e non dovendo quindi più consegnare il frutto del suo lavoro al padre, decide di andarsene.
Il giovane Lincoln ebbe l'ingegno e la forte e caparbia volontà di farsi strada elevandosi al di sopra delle sue umili origini. Aveva inoltre una vena ironica che lo distinse e aiutò ad affermarsi nella vita. Era solito difatti, durante le pause del duro lavoro di taglialegna, soffermarsi per intrattenere i compagni di lavoro in spettacolini improvvisati dove scimmiottava il personaggio pubblico o politico di turno, suscitando grande ilarità. Divorava tutti i libri che gli capitavano fra le mani, esprimendosi in una prosa scarna ma vigorosa, che rifletteva in pieno il suo temperamento. Prima di cimentarsi nella carriera politica si destreggiò in innumerevoli mestieri. Fece il contadino, il manovratore di traghetto, il trasportatore nelle chiatte e il postino. Si mise in proprio gestendo uno spaccio a New Salem – Illinois -, e si arruolò volontario nella guerra contro Falco Nero nel 1832.
A New Salem divenne molto popolare e provò una prima volta a presentarsi a delle elezioni popolari dove però arrivò ottavo su tredici candidati. Gli andò meglio nel 1834, a 24 anni, quando venne eletto deputato all'assemblea legislativa. Entrando nella politica prende visione nel concreto dei problemi della schiavitù, di quelli della Banca nazionale e delle tariffe doganali fra gli Stati. Viene aiutato in questo da un “Whigs” (partito contrapposto al partito Democratico), John Stuart, colto giurista di Springfield, che si premunisce di insegnare al giovane deputato Abe il diritto. Alla Camera, Lincoln incontra un altro deputato, quattro anni più giovane di lui, Stephen Arnold Douglas, militante nel partito democratico, con cui dovrà cimentarsi dora in poi per il resto di quasi tutta la sua attività politica. Nel 1836, compiuti gli studi giuridici, viene ammesso all'esercizio dell'avvocatura. Nel 1840 a Springfield – capitale dell'Illinois -, durante una elegante serata mondana in cui Lincoln si presenta trasandato nel vestire, palesando così la sua miseria, incontra Mary Todd, figlia di un direttore di banca e molto ambiziosa, che sposerà il 4 novembre 1842, anno in cui finì inoltre la sua legislatura. Da Mary Todd Lincoln ebbe 4 figli: Robert, nato il1842 - Edward, nato nel 1846 ma morto quattro anni dopo - Williams, nato nel 1850, figlio adorato da Lincoln, prematuramente scomparso nel 1862, in piena guerra – Thomas, nato nel 1855.
Lavora in società con Stuart, ma cambia regolarmente socio, fino a mettersi in proprio. Non vive agiatamente, ma la moglie si adatta alle austerità impostale dai magri guadagni del marito.
Nel 1846 vinse un seggio al congresso. Nello stesso anno scoppiò la guerra col Messico. Lincoln votò insieme ai wighs delle risoluzioni contro il presidente Polk, favorevole alla guerra, ma durante le cerimonie pubbliche, in Illinois, Stato favorevole alla guerra, esalta i combattenti volontari di tale Stato. La cosa alla lunga lo metterà in serio imbarazzo. Scriverà di lui Douglas: “Egli si è schierato col nemico contro il proprio paese; l'indignazione del popolo lo segue dappertutto ed egli è costretto a ritirarsi dalla vita politica...”. Dopo un unico mandato al Senato, Lincoln si ritirò a Springfield per proseguire la carriera di avvocato, dove era molto stimato e ritenuto assai onesto. Per 5 anni si dedica esclusivamente al suo lavoro. La gente comune nota che Washington non lo ha cambiato. Veste sempre in modo trasandato e con le scarpe sporche, mentre le rughe in faccia tradiscono una precoce vecchiaia. Il 15 gennaio 1851 gli muore il padre ma egli, al posto di andare ai funerali del genitore, che probabilmente stimava assai poco, preferisce assistere gratuitamente una vecchia vedova di guerra a cui veniva negata parte della pensione del marito, facendola vincere.
Esce in quel periodo il romanzo “La Capanna dello Zio Tom”. Lincoln commenterà così la cosa: “Chi mai potrà inventare tragedie più strazianti di quelle che succedono ogni giorno e ogni ora nel nostro paese, all'ombra delle leggi americane, all'ombra della croce di Cristo?”.
La posizione di Lincoln fino a quel momento sulla schiavitù era stata neutra. A scuoterlo e a farlo tornare in politica fu il grande successo ottenuto da Douglas al Congresso nel 1854 col Kansas/Nebraska act. Divenne famoso il suo “Discorso di Peoria”, con cui enunciava il suo programma antischiavista. Disse che non voleva che la nazione fosse mezza schiava e mezza libera.
Benchè perdente nel 1858 alle elezioni per il senato, accresce la sua popolarità. Comincia ora una lunga lotta con il suo acerrimo avversario, Douglas, dove Lincoln perse metaforicamente tutte le battaglie, ma che alla fine riuscì a vincerne la guerra, diventando presidente nel 1860. Lincol era appoggiato dal partito repubblicano, sorto dalle ceneri del partito whigs.
Nei discorsi di Lincoln è ormai implicita la sua posizione antischiavista. Eccone un esempio: “Dal momento che non mi impedite di portarmi appresso il mio maiale nel Nebraska, non dovrei oppormi a che voi ci portiate il vostro schiavo. Ammetto che sarebbe perfettamente logico se non ci fosse nessuna differenza tra un maiale e un negro... Quando il bianco governa se stesso, possiamo parlare di autogoverno; ma quando egli non governa solo se stesso ma anche un altro uomo, allora dobbiamo parlare di dispotismo. Io dico che nessun uomo ha il diritto di governare un altro uomo senza il suo consenso...”.
Si scontrò verbalmente con Douglas specialmente dal 1858 in poi, in accesi dibattiti passati alla Storia come “Grande Dibattito”. I due non si risparmiano in nulla.
Un giorno Douglas accusò Lincoln di aver gestito una taverna a New Salem e di avervi venduto whisky, cosa vista di cattivo occhio dall'elettorato locale. Lincoln senza scomporsi rispose: “ Ciò che ha detto il signor Douglas è perfettamente vero, ma a quell'epoca il signor Douglas era uno dei miei migliori clienti. Posso anche aggiungere che mentre io ho abbandonato il posto che occupavo dietro al banco, il signor Douglas vi è sempre rimasto davanti...”. Bisogna riconoscere però che Douglas si dimostrò leale con Lincoln dopo la sua vittoria e durante il suo mandato.

Alla fine Lincoln diventa presidente, ma principalmente perchè i democratici si presentarono divisi alle votazioni. Ecco i risultati:

Grande Elettorato:

Lincoln: 180
Breckinridge: 72
Bell: 39
Douglas: 12

I voti popolari alle urne invece furono:

Lincoln: 1.870.452
Douglas: 1.375.157
Breckinridge: 850.000
Bell: 600.000

Lincoln non fu votato negli Stati schiavisti e osservando i risultati elettorali appare chiaro che se i democratici si fossero presentati con un unico candidato, avrebbero vinto anche queste elezioni, come le precedenti con Buchanan. Per questo motivo Lincoln fu costretto a trattare con i democratici lealisti. Si ritrova a affrontare infatti, una volta insediatosi alla presidenza, il grosso problema della secessione degli stati meridionali. Inizialmente 7 (Carolina del Sud, Georgia, Alabama, Florida, Louisiana, Mississippi e Texsas), gli stati confederati furono seguiti da Virginia, Carolina del Nord, Tennessee e Arkansas dopo la resa di Fort Sumter del 14 aprile, seguita da una chiamata alle armi di Lincoln agli Stati unionisti di 75.000 volontari.
Lincoln si preparava ad affrontare la guerra non per abolire la schiavitù , ma per tenere unita la Nazione. Il 15 aprile 1861 infatti, Lincoln voleva reagire al cannoneggiamento e resa di Fort Sumter con la forza a quella che lui considerava ormai come una aperta ribellione. Egli disse: «Io salverei l'Unione. La salverei nella maniera più rapida al cospetto della Costituzione degli Stati Uniti. Prima potrà essere ripristinata l'autorità nazionale, più simile sarà l'Unione "all'Unione che fu". Se ci fosse chi non desidera salvare l'Unione, a meno di non potere allo stesso tempo salvare la schiavitù, io non sarei d'accordo con costoro. Se ci fosse chi non desidera salvare l'Unione a meno di non poter al tempo stesso sconfiggere la schiavitù, io non sarei d'accordo con costoro. Il mio obiettivo supremo in questa battaglia è di salvare l'Unione, e non se porre fine o salvare la schiavitù. Se potessi salvare l'Unione senza liberare nessuno schiavo, io lo farei; e se potessi salvarla liberando tutti gli schiavi, io lo farei; e se potessi salvarla liberando alcuni e lasciandone altri soli, io lo farei anche in questo caso. Quello che faccio a riguardo della schiavitù, e della razza di colore, lo faccio perché credo che aiuti a salvare l'Unione; e ciò che evito di fare, lo evito perché non credo possa aiutare a salvare l'Unione. Dovrò fermarmi ogni volta che crederò di star facendo qualcosa che rechi danno alla causa, e dovrò impegnarmi di più ogni volta che crederò che fare di più rechi giovamento alla causa. Dovrò provare a correggere gli errori quando dimostreranno d'essere errori; e dovrò adottare nuove vedute non appena mostreranno di essere vedute corrette ».
All'inizio della guerra Lincoln aveva come obbiettivo unico la riunificazione del paese. Non poteva rischiare la secessione anche degli Stati di confine, schiavisti, che già faticava a mantenere nell'orbita unionista proponendo di abolire nel contempo anche la schiavitù. Ciò non gli impedì comunque in seguito di provare, già prima del famoso “Proclamation of Emancipation” del 22 settembre 1862, ad abolire con indennizzo la schiavitù negli Stati schiavisti unionisti, ma la cosa ebbe scarso seguito. Il proclama fu criticato da molti perchè non riguardava la schiavitù in seno agli Stati unionisti, ma fu egualmente un significativo passo avanti verso la definitiva abolizione della “peculiare istituzione”. Quale era il reale pensiero di Lincoln riguardo la schiavitù? In questa lettera inviata ad una religiosa si può leggere: “Con desiderio speriamo – fervidamente preghiamo – che questo potente flagello della guerra possa rapidamente passare. Tuttavia, se Dio intende che esso continui, sin chè tutta la ricchezza accumulata in duecentocinquant'anni di lavoro senza tregua da parte dello schiavo sia distrutta, e sin chè ogni goccia di sangue estratta con la sferza sia pagata da un'altra estratta dalla spada, come fu detto tremila anni or sono, sia ancora ripetuto: “le decisioni del Signore sono vere e del tutto giuste!”.
Da altre sue dichiarazioni si intuisce che Lincoln, da politico navigato e abile statista quale era, aveva ben compreso che l'integrazione razziale, basata su pari diritti e opportunità negli USA per i neri (in quel periodo, purtroppo, non solo negli USA ma in tutto il mondo), era ben lungi dal poter essere attuata e realizzata, e propose pertanto inizialmente di trasferire i neri nello Stato di Liberia in Africa, ma la cosa risultò impossibile da attuarsi per via delle reticenze degli afroamericani a trasferirsi in una terra che non consideravano più come loro patria d'origine.
I rapporti di Lincoln e dei suoi generali al vertice del comando unionista non furono proprioidilliaci. A Lincoln, prima di prendere in seria considerazione U.S. Grant, mancò un vero coordinatore dei vari, immensi fronti da gestire, presidiati da poche ma determinate truppe nemiche che diedero a Lincoln diversi dispiaceri e tante notti insonni, come testimoniano le foto che lo ritraggono a fine conflitto, dove non si può non notare i profondi solchi delle rughe che gli segnavano la faccia, a testimonianza del precoce invecchiamento dovuto all'enorme fardello della guerra che gli pesava sulle spalle.
A inizio conflitto, il generale George B. McClellan, posto al comando del fronte orientale, fu motivo di gioie (poche) e dolori (tanti) per Lincoln. Le qualità principali del generale erano la grande capacità organizzativa e la prudenza, cosa che in un conflitto di quella portata erano fondamentali, ma mancava di iniziativa, o meglio, era di una lentezza esasperante in fase offensiva, cosa che portò Lincoln ad esonerarlo per ben due volte. I vari generali che si susseguirono ai vertici dell'Armata del Potomac furono una delusione dopo l'altra per Lincoln, e neppure il generale George G. Meade, vincitore a Gettysburg contro il generale Lee nel luglio 1863, riuscì a convincere Lincoln di aver trovato la soluzione ai suoi problemi. Egli non capiva come mai Meade telegrafasse trionfalmente di aver respinto il “nemico” fuori dai confini delle Nazione (cosa comune nella mentalità dei generali unionisti durante la guerra), quando invece per lui tutti gli Stati, sia sudisti che nordisti erano la “Nazione”. Inoltre rimproverava a Meade di non aver attaccato ed annientato Lee in ritirata dopo la sconfitta, in modo da chiudere così definitivamente il conflitto, specialmente dopo la caduta e resa di Vicksburg a Grant il 4 luglio 1863 nel fronte occidentale.
Gettysburg rimase famosa anche per il celebre discorso che Lincoln vi tenne il 19 novembre1863, divenuto una vera e propria pietra miliare e inno alla democrazia, specialmente nella sua parte finale: “Governo del popolo, dal popolo, per il popolo”.
Purtroppo, politicamente Lincoln ebbe grossi problemi a gestire i suoi stessi colleghi di partito. Si dovette destreggiare tra gli estremisti e i moderati repubblicani, e per mantenere il consenso dei democratici lealisti unionisti e il favore degli stati di confine schiavisti dovette ingegnarsi in vere e proprie acrobazie politiche. Fu accusato inoltre di essere un tiranno per via di alcune estreme misure di guerra come la sospensione dell'habeas corpus e per via dei numerosi arresti arbitrari di presunte spie, cospiratori o disfattisti durante la guerra. Considerando l'estrema e particolare situazione in cui venne a trovarsi, e considerando che lo stesso presidente confederato J. Davis fu parimenti anche lui costretto a prendere provvisoriamente, per via degli eventi, gli stessi provvedimenti durante la guerra, probabilmente l'accusa di “tiranno”, appare un po' forzata. Per il suo secondo mandato, nel 1864, in piena guerra, dovette fare i conti con lo scontento politico e con lo stallo nel conflitto che rischiarono di fargli perdere la presidenza. Ad aiutarlo furono le buone notizie provenienti dal fronte, come la presa di Atlanta, e il voto compatto dei soldati al fronte per la sua rielezione.
Purtroppo la presunta accusa di tirannia, o probabilmente altro (Lincoln era contrario alla "Pace di Brenno" che i radicali repubblicani volevano imporre al Sud sconfitto), a guerra ormai vinta, gli costò la vita da parte di alcuni fanatici filosudisti. Nonostante degli ignoti avessero già attentato alla sua vita precedentemente (un colpo sparato mentre passeggiava una sera lo colpì al cappello forandolo), la sera del 14 aprile 1865, un attore di teatro, John Booth, con l'aiuto di alcuni complici esterni, riuscì nell'impresa di attentare alla sua vita sparandolo alla nuca mentre assisteva in un palco del Teatro Ford di Washington alla recita della commedia “Il nostro cugino americano”.
Finiva così la vita di Abraham Lincoln, uomo di umili origini che era riuscito nel “sogno americano” di realizzarsi dal nulla pur rimanendo integro nella morale. Il popolo americano si accorse così solo allora di amare il suo presidente e di aver perso nel contempo un grande statista.

Fonti
Gli Stati Uniti nell'età della Guerra Civile – di R. Luraghi;
Abramo Lincoln – di Benjamin Thomas;
L'assassinio di Lincoln- di Bernard Michal, Franco Massara;
La guerra civile americana- di R. Luraghi;
Lincol-di Lord Charnwood;
Lincoln a Gettysburg- di Garry Wills;
Varie altre fonti minori.