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•I primi due anni della guerra civile americana
Testo di Stefano Di Matteo
Questo articolo cerca di evidenziare i
cambiamenti delle varie strategie di guerra nei primi due anni della
guerra di secessione americana.
Secondo lo storico D.H Donald, nei
primi due anni di guerra i Comandi dell'Unione e quelli Confederati
adottarono, per lo più, gli stessi piani strategici, poiché gran
parte dei generali in comando avevano appreso l'arte della guerra
dai medesimi istruttori, insegnanti dell'Accademia di West Point. In
55 delle 60 maggiori battaglie di tutta la guerra, i generali di
entrambi eserciti provenivano da West Point, e nelle rimanenti 5,
uno dei due eserciti rivali era comunque comandato da un ufficiale
di West Point.
Alla predetta Accademia, tutti gli allievi avevano studiato le
teorie dello storico e stratega francese Henri Jomini. Le teorie
dello Jomini costituivano un corpo dottrinale assai complesso,
soggetto ad interpretazioni spesso contrastanti. Così come l'avevano
capito i comandanti militari americani, era importante la conquista
del territorio e la presa della capitale dell'esercito nemico.
Jomini aveva delineato una situazione di battaglia in cui i due
eserciti erano schierati su due linee contrapposte, una
sull'offensiva, l'altra sulla difensiva. Il fattore più importante
per la vittoria era la concentrazione di forze sul punto più debole
del nemico; fare la guerra diventava così una complicata partita a
scacchi che poteva essere condotta solo da militari di professione.
La maggior parte delle operazioni militari nei primi due anni di
guerra fu quindi una elaborazione delle teorie dello Jomini,
leggermente modificate per adattarle al territorio americano. Nella
battaglia di Bull Run o Manassas, del 21 luglio 1861, dove molte
persone vennero da Washington per assistere allo scontro, entrambi
gli eserciti applicarono i principi strategici dello Jomini:
sferrarono un attacco principale al fianco sinistro del nemico,
seguito da una incursione secondaria al centro e sull'ala destra. Se
detta operazione avesse trovato conclusione, ciascun esercito si
sarebbe dovuto portare nella posizione che originariamente aveva
l'avversario. Ma i Confederati si attennero anche all'altro
principio dello Jomini: quello della concentrazione di forze. I
Confederati, servendosi della ferrovia, spostarono rapidamente le
truppe del generale J.E.Johnston per congiungerle con quelle di
Beauregard. Le forze dell'Unione si batterono valorosamente e
stavano per vincere, ma come arrivarono le truppe di Johnston,
l'esercito dell'Unione fu respinto e sconfitto. I Confederati non
seppero sfruttare la vittoria e non inseguirono le truppe Nordiste
in ritirata. In questo modo, il Sud non applicò l'altro principio
dello Jomini, quello di conquistare la capitale nemica. Dopo questo
scontro, apparve chiaro che entrambi gli eserciti dovevano
riorganizzarsi ed addestrarsi meglio, prima di affrontare nuove
campagne.
Dopo la sconfitta di Bull Run, il generale George Brinton McClellan,
al quale venivano accreditati alcuni sopravvalutati successi di
piccola portata nella Virginia Settentrionale, venne chiamato a
Washington per rimettere ordine nell'esercito dell'Unione. Il
giovane generale si mise all'opera con entusiasmo e sottopose i suoi
reggimenti ad una rigida disciplina per riportarli in assetto di
combattimento. Mise in atto rigidi addestramenti, ispezioni e curò
il cibo, il vestiario dei soldati e si rifiutò ad entrare in azione
finché l'esercito non fosse del tutto preparato. All'inizio del
1862, l'esercito dell'Unione era pronto a scatenare un'offensiva su
tutti i fronti, non solo nell'Est.
Nella Campagna dell'Ovest, ci furono i successi del generale George
H. Thomas nel Kentucky. Seguirono i successi del generale Ulysses S.
Grant, che portarono alla resa dei Forti Henry e Donelson, con
l'applicazione, per la prima volta, del principio della "resa
incondizionata". I Sudisti dovettero abbandonare il Tennessee,
furono inseguiti da Grant e da Buell fino a che non furono fermati
nella battaglia di Shiloh (6-7 aprile).
Mentre McClellan tergiversava, all'inizio del 1862, per L'Unione
giunsero buone notizie dall'ovest. Il 6 febbraio un oscuro Generale
chiamato Ulysses Simpson Grant, sotto gli ordini del generale
Halleck , costrinse i Confederati ad abbandonare il Fort Henry che
si trovava sul fiume Tennesee e una settimana dopo si impadronì del
Fort Donelson, facendo circa 14.000 prigionieri. In quest'ultima
occasione i difensori del Forte chiesero le condizioni di resa, e
Grant, con una mossa inusuale per i Generali Nordisti suoi colleghi
di allora, rispose: "possiamo accettare nessuna condizione fuorchè
la resa immediata e senza condizioni".
Gli uomini di Grant erano del West centrale; da entrambe le parti si
combattè valorosamente, comunque le truppe provenienti dal West
resistettero al freddo, alla pioggia e al nevischio e avanzarono
attraverso le difese fatte di alberi abbattuti sotto il fuoco
proveniente dalle fortificazioni Sudiste. Il Nord aveva trovato un
nuovo eroe in Grant. Ma chi era questo Generale?
Fisicamente era un uomo tarchiato, con un aspetto poco marziale con
l'uniforme generalmente in disordine che masticava continuamente il
sigaro. Era nato nell'Ohio e aveva trentanove anni; da ragazzo aveva
lavorato nella conceria del padre e poi era andato all'Accademia di
West Point, dove non si era trovato molto bene, infatti -nelle sue
memorie- disse che il giorno più bello della sua vita era quello in
cui si era diplomato, perchè finalmente andava via dall'Accademia.
Era uscito dal corso ventunesimo su una classe di trentanove cadetti
e si era comportato valorosamente nella guerra Messicana che aveva
sempre ritenuto una iattura per il paese e un esempio di sfacciata
aggressione da parte degli Stati Uniti. In una solitaria guarnigione
sul Pacifico, forse perchè lontano dalla famiglia, si era dato
all'alcool e venne trovato ubriaco in servizio, ma su quest'ultimo
punto le opinioni sono discordi. Dimessosi dall'esercito, cominciò a
condurre una vita dura e faticosa, facendo il contadino, fino a
finire commesso nel negozio del fratello in Illinois, chiedendo
soldi in prestito al padre. All'inizio della guerra chiese al
comando di Washington di essere riammesso in servizio, ma non ebbe
risposta; alla fine venne nominato Colonnello di uno screditato
Reggimento di volontari dell'Illinois che egli, con molta energia,
mise in condizione di combattere. Il prof.Luraghi, nel suo libro "La
storia della guerra civile americana", racconta, con ricchezza di
particolari, l'approccio di Grant con il Reggimento in questione.
Successivamente ottenne la nomina a Brigadier-Generale, su
interessamento di un membro del Congresso. Come ricompensa per la
presa dei due Forti, Lincoln lo nominò Maggior-Generale. Rimase,
comunque, un uomo schivo e riservato,l egato alla famiglia e forse
aveva smesso di bere.
Dopo le vittorie riportate a Fort Henry e a Fort Donelson, Grant
risalì il fiume Tennessee e si accampò con le sue truppe a Pittsburg
Landing presso il confine con il Mississippi e i suoi avamposti si
spinsero verso Shiloh Church. Il 6 aprile del 1862, che era una
domenica, e nel campo dei Nordisti, all'alba, si stava consumando la
colazione, improvvisamente si sentì l'urlo dei ribelli e il campo
Unionista fu attaccato furiosamente dai Sudisti; la battaglia durò
per tutto il giorno in combattimenti separati di unità militari
isolate, attraverso i boschi, i burroni, tra fossi paludosi e campi
aperti, mentre i soldati del Nord venivano respinti verso il fiume.
Grant, che si trovava a nove miglia più a nord sul fiume, venne
portato con un battello sul campo di battaglia. Intanto le
cannoniere dell'Unione sparavano proiettili a mitraglia contro i
Sudisti in appoggio alle truppe di Grant.
Grant cercò di guadagnare tempo, aspettando le forze di appoggio di
Buell e Wallace che cominciarono ad arrivare nel pomeriggio. Alla
fine l'artiglieria Nordista riuscì a fermare gli assalti dei
Sudisti; il giorno seguente, Grant ricevette i rinforzi e respinse
dal campo i Confederati. In questa occasione, Albert Sidney Johnston,
generale Sudista, cadde ferito a morte. L'elenco delle perdite di
Shiloh fu molto alto: l'Unione aveva perduto 13.000 uomini circa,
tra uccisi, feriti e dispersi; i Confederati circa 10.700 uomini.
A questo punto, Grant venne criticato da alcuni politici in quanto
egli non si era premurato contro gli attacchi di sorpresa e non
aveva tenuto conto degli avvertimenti del generale Halleck di
elevare trincee quando si trovava alla presenza dell'esercito
nemico.
Fu in questa occasione che Lincoln, pressato dai politici che
volevano sostituire Grant, disse la famosa frase: "Non posso fare a
meno di quest'uomo,egli combatte".
Gli attacchi a Grant furono però così violenti che egli pensò di
abbandonare l'esercito e corse voce che avesse ricominciato a bere.
Il suo vice, generale William T. Sherman, anche lui nativo dell'Ohio
e con precedenti esperienze di vita similari a quelle di Grant,
riuscì a convincerlo a non dare le dimissioni dall'esercito.
Anche Sherman infatti, rimasto orfano di padre all'età di nove anni,
aveva conosciuto le avversità della vita alla pari di Grant; le
carriere dei due generali un poco si assomigliavano. Pure Sherman si
era diplomato West Point, ma aveva riportato, negli esami di
diploma, un punteggio superiore a quello di Grant. Però nella
guerra Messicana, a differenza di Grant, non aveva conseguito
particolari meriti.
Successivamente, si era dimesso anche lui dall'esercito e aveva
cercato di fare fortuna nel mondo degli affari, ma non gli era
riuscito; aveva provato ad esercitare varie professioni quali
l'avvocato, il direttore di un collegio militare, il presidente di
una società ferroviaria.
Allo scoppio della guerra venne riammesso in servizio e nel primo
anno di guerra aveva ricevuto parecchie critiche per il suo
comportamento militare, critiche che egli comunque aveva sopportato
in attesa di tempi migliori.
Il genenerale Henry W. Halleck comandante del fronte occidentale,
insoddisfatto dell'operato di Grant, prese lui il comando
dell'esercito. Il generale Halleck era un altro seguace delle teorie
dello Jomini e aveva anche tradotto alcune suoi scritti.
A questo punto anche l'avanzata dell'Unione sul fronte orientale
poteva essere vittoriosa, e McClellan si convinse, dopo un lungo
temporeggiare, a muovere un'offensiva contro Richmond; ma cominciò
ad andare tutto storto.
I generali Halleck e McClellan, efficienti amministratori ed
organizzatori, si rivelarono inconcludenti sui campi di battaglia.
Mossero le loro truppe con eccessiva prudenza e lentezza,
permettendo ai Confederati di riuscire a portare rinforzi a
Richmond.
Lo spostamento, da parte dell'Unione, di grandi masse di soldati non
era certo facile e occorreva un grosso coordinamento al quale i
comandanti non erano abituati perchè non avevano mai guidato un
contingente di uomini superiore ad un Reggimento. Comunque l'Unione
fallì anche perchè i generali Confederati avevano studiato sugli
stessi libri di strategia studiati dai generali dell'Unione e
pertanto i Confederati erano preparati ad affrontare lo stesso tipo
di battaglie.
McClellan portò le proprie truppe a Fort Monroe, sulla penisola tra
il fiume York e il James, invece di attaccare via di terra da Nord.
McClellan protestò a Washington, perchè Lincoln, non attenendosi al
principio dello Jomini della concentrazione delle forze, trattenne
40.000 uomini per difendere la capitale. Nonostante ciò, McClellan
si mosse al fine di prendere la capitale Confederata, Richmond.
Halleck impiegò quasi due mesi a portare le sue truppe da Shiloh a
Corinth, intanto l'esercito Sudista si era già portato a Sud con
tutte le scorte. Altrettanto prudente fu l'avanzata di McClellan
lungo la penisola.
Mentre McClellan risaliva la penisola, il generale Confederato J.E.
Johnston, che era accorso con i rinforzi, lo attaccò sul punto più
debole per il principio della concentrazione delle forze, in quanto
McClellan, imprudentemente, lasciò che lo straripamento del fiume
Chickahominy dividesse le sue truppe. Johnston piombò sull'ala più
esposta dell'Unione, provocando la battaglia di Seven Pines
(31-1giugno) che, a parere dello storico D.H.Donald, per poco non si
risolse in un trionfo per i Confederati. Johnston rimase ferito nel
corso dello scontro e venne sostituito con il gen. Robert E. Lee, da
Jefferson Davis. Lee rivelò subito il suo talento militare,
dimostrando quando doveva seguire i principi dello Jomini e quando
doveva ignorarli. Lee, conoscendo il temperamento lento di McClellan
già dai tempi di West Point, ordinò al generale Jackson di
effettuare una spedizione nella Valle dello Shenandoah, con 18.000
uomini. Jackson sconfisse e disperse le truppe dell'Unione, creando
il panico a Washington. Dopo che Jackson ebbe ottenuto lo scopo, il
generale Lee tornò al principio della concentrazione delle truppe e
gli ordinò di ricongiungersi con la gran parte dell'esercito di
fronte a Richmond.
Le forze ricongiunte Confederate piombarono addosso a McClellan sul
lato destro e dopo una serie di scontri, noti con il nome di "Seven
Days"(25 giugno-1 luglio), costrinsero le truppe dell'Unione ad una
lenta ritirata fino alla riva del fiume James, sotto la protezione
delle cannoniere Nordiste. Lee aveva salvato Richmond ma non riuscì
ad annientare McClellan negli scontri noti con il nome di "Seven
Days". Sull'esito di detti scontri, ci sono opinioni divergenti da
parte degli storici.
L'Armata dell'Unione, ritirandosi, subì una battuta d'arresto
nell'estate del 1862. I Confederati progettarono, a loro volta, una
grande offensiva. Dall'Ovest, due eserciti Sudisti comandati da
Braxton Bragg e da Edmund Kirby-Smith attraversarono rapidamente il
Tennessee orientale in agosto ed entrarono nel Kentucky in
settembre.
Le prime fasi dell'offensiva portarono a brillanti risultati per la
Confederazione, ma la Campagna, a parere di Donald, fu improduttiva
per il mancato coordinamento dei due eserciti Sudisti. Dopo una
sanguinosa battaglia a Perryville (8 ottobre), le truppe Confederate
si ritirarono in direzione di Chattanooga, seguite a "rispettosa"
distanza dalle truppe dell'Unione.
L'offensiva Confederata più importante si svolse ad Est, per opera
del generale Lee. Lee, concentrando tutti i suoi uomini contro le
truppe dell'Unione comandate dal generale Pope, ottenne una
brillante vittoria nella seconda battaglia di Bull Run. A questo
punto, Lee fu libero di attraversare il Potomac ed entrare nel
Maryland, dove sperava di rifornire il proprio esercito e
raccogliere gli abitanti di quello Stato intorno alla causa della
Confederazione. L'invasione del Maryland ebbe fine con la battaglia
di Antietam. Gli storici come Donald considerano tale battaglia non
risolutiva per entrambe le parti, e la cui totale inconcludenza
dimostrò chiaramente che non sarebbe stato possibile porre fine alla
guerra combattendo con i metodi tradizionali. Sia McClellan, sia Lee
organizzarono i piani di battaglia secondo le regole dello Jomini, a
livello di offensiva che di attacco. Dal punto di vista tattico fu
condotta malamente da entrambe le parti. Il risultato fu la giornata
più sanguinosa della guerra civile. Lentamente, Lee si ritirò in
Virginia e McClellan non lo inseguì. Era terminata un'era; le
strategie dello Jomini potevano portare solo a situazioni
inconcludenti e quindi era giunto il momento per l'Unione e la
Confederazione di condurre la guerra usando metodi innovativi e
nuove strategie. Alcuni storici ritengono che la battaglia di
Antietam (o Sharpsburg) cominciò quasi per caso. Sappiamo che
McClellan entrò in possesso, per una circostanza fortuita, degli
ordini di Lee. Parte delle truppe Confederate non aveva approvato
l'invasione del Maryland, perchè tale invasione andava contro ai
principi strategici della Confederazione, di attenersi alla difesa
dei propri territori. McClellan, oltrepassate le montagne, rimandò
l'avanzata alla mattina successiva. Lee non si ritirò, anzi lo
aspettò e mise i suoi 18.000 soldati sulle alture sopra il paesino
di Sharpsburg e attese McClellan che si schierò, con la sua nuova
artiglieria a canna rigata, sulla pendenza alle spalle del suo
esercito, sul fiume Antietam. Nel frattempo, arrivarono i rinforzi
di Jackson, così le forze della Confederazione ammontarono a 40.000
uomini.
Da tutta l'estate, Lee, pur inferiore di numero, cercava la vittoria
decisiva, e a Sharpsburg, se avesse battuto gli eserciti
dell'Unione, avrebbe ottenuto un successo anche a livello politico
nei confronti di Lincoln e del suo governo, oltre ad un possibile
riconoscimento diplomatico da parte delle Nazioni Europee.
D'altronde, Lee sapeva che McClellan gli era inferiore sul piano
tattico. Se invece Lee perdeva, avendo alle spalle il Potomac, la
sconfitta sarebbe stata irreparabile.
La battaglia durò tutto il giorno, con un fuoco di artiglieria
costante e talmente impressionante che sarebbe stato ricordato con
orrore dai reduci di entrambi gli schieramenti. Ci fu, da parte
dell'Unione, una mancanza di coordinamento a livello tattico, con il
risultato che le singole Divisioni decisero da sole i tempi degli
attacchi che, pertanto, non furono congiunti e concentrati; questo
permise una efficace reazione da parte Confederata, anche se, gli
Ufficiali dello Stato maggiore del generale Longstreet dovettero di
persona mettersi ai pezzi di una batteria a causa delle forti
perdite.
Si assisté ad una battaglia nel complesso disordinata, fatta di
numerosi scontri con moltissime caduti in una sola giornata. Alla
fine, l'esercito di Lee, grazie anche alle esitazioni di McClellan,
riuscì a ritirarsi, nella notte, oltre il Potomac e Lee e Jackson
considerarono persino la possibilità di un nuovo attacco, ottimismo
che Lee stesso mostrò altre volte come dopo il secondo giorno a
Gettysburg. Lee però aveva perso un quarto del suo esercito e forse
si rese conto, nei giorni successivi, che la guerra sarebbe entrata
in una nuova fase.
Dopo la battaglia di Antietam, i giorni, per la truppe
dell'Unione, passarono inattivi. Lincoln si recò al fronte per
sollecitare McClellan ad attaccare. Lee si trovava nella Valle dello
Shenandoah molto lontano da Richmond e con basi poco sicure.
McClellan non manifestò alcuna intenzione di attaccare i Sudisti e
respinse l'accusa di essere troppo cauto nell'azione. Sembrava
comunque che McClellan non avesse alcun desiderio di infliggere una
sconfitta decisiva ai Confederati. Se McClellan avesse permesso a
Lee di passare le Blue Ridge Mountains e di porre il suo esercito
tra l'Armata del Potomac e Richmond, Lincoln l'avrebbe destituito.
Dopo che erano passate sei settimane da Antietam, McClellan cominciò
a spingersi al di là del fiume Potomac e impiegò nove giorni ad
attraversarlo. Lee, senza incontrare alcuna opposizione, si trasferì
a Culpeper Court House, tra l'esercito dell'Unione e Richmond.
Il 5 novembre 1862, Lincoln firmò l'ordine di destituzione di
McClellan; egli aveva dato una ampia dimostrazione di non essere
adatto a condurre un tipo di guerra utile a far capitolare il Sud,
ma non solo, aveva confermato la convinzione -che Lincoln si era
fatto da tempo- che non si poteva più riporre fiducia in un generale
che condizionava la propria strategia secondo concezioni politiche
personali. Pertanto, il generale Ambrose E. Burnside assunse il
comando dell'Armata del Potomac al posto di McClellan.
I fatti dimostrarono che Burnside fu una scelta infelice, ma in quel
momento sembrava il generale migliore che l'Unione potesse disporre.
Diplomato a West Point, di 38 anni, Burnside aveva modi cordiali ed
un aspetto imponente (ma sui suoi modi di fare gli storici sono
discordi). Anche lui si era dimesso dall'esercito nel 1833 e aveva
cercato di fare fortuna negli affari con una impresa commerciale,
cosa che ben presto si rivelò fallimentare. Rientrato nell'esercito
allo scoppio della guerra civile, Burnside condusse una fortunata
operazione anfibia sulla costa della Carolina del Nord. Si era anche
comportato bene ad Antietam. Assunse l'incarico di Comandante
dell'Armata del Potomac, ma non si sentiva all'altezza di tale
compito, anche perchè era pure amico di McClellan e questo gli
procurava non poco imbarazzo.
Tornando alle azioni militari, il Corpo di Longstreet si trovava
vicino a Culpeper e quello di Jackson nella Valle dello Shenandoah;
Burnside puntò direttamente a sud per giungere a Richmond,
attraverso Fredericksburg. L'Unione aveva una netta superiorità
numerica rispetto ai Confederati.
Lee raccolse le sue forze sulle alture dietro Fredericksburg, con i
suoi uomini occupava una posizione quasi inespugnabile contro un
attacco frontale.
Per raggiungere il posto chiave dei Sudisti sulle alture, le truppe
dell'Unione dovettero attraversare il fiume Rappahannock e risalire
dei pendii che erano scoperti. In caso di sconfitta avevano il fiume
alle spalle. I ponti per passare il fiume non riuscirono ad arrivare
in tempo. Burnside iniziò a costruire ponti di chiatte per far
passare le truppe; una nebbia avvolse il fiume che risultò
vantaggiosa per i Nordisti, però quando la nebbia sparì, i
Confederati videro chiaramente le divisioni dell'Unione che si
avvicinavano sulla piana sotto di loro. Cominciò un combattimento
terrificante con un massiccio fuoco di artiglieria di entrambe le
parti. Detta battaglia viene ricordata come il primo scontro di
trincea della storia.
La battaglia di Fredericksburg fu un disastro per l'Unione, Burnside
gettò le sue truppe contro la forte posizione trincerata di Lee; le
perdite dell'Unione furono di 10.000 unità, quelle dei Sudisti non
più di un quinto dei loro uomini. L'esercito dell'Unione si ritirò
oltre il fiume. Burnside si era mostrato più aggressivo e risoluto
di McClellan ma le sue decisioni mancavano totalmente di cautela,
tant'è che sembrava facesse la guerra-a dire dei contemporanei-"come
certa gente che suona il violino con violenza e con poca grazia".
Sempre per mettere in risalto altri aspetti della guerra che
cambiarono nel corso degli anni, vorrei mettere in evidenza il
concetto di guerra-spettacolo, come l'hanno definito alcuni storici,
fenomeno verificatosi durante il primo anno di guerra.
Il primo esempio è dato dall'assedio di Fort Sumter. Sia il
bombardamento del Forte e la resa della guarnigione furono seguiti,
ci dicono le cronache dell'epoca, da un numeroso pubblico composto
anche da donne e da giovani che guardavano i lampi prodotti dai
cannoni come se fossero dei giochi pirotecnici. Altro evento era
rappresentato dalla presenza di molti giornalisti, i quali
descrissero l'uscita dei Nordisti dal Forte e la consegna della
bandiera Nazionale.
Però,c on lo scontro di First Bull Run, nel luglio del 1861, le cose
cominciarono a cambiare per gli spettatori, in quanto,all'inizio
della guerra,parte di essi l'avevano scambiata per uno spettacolo
sportivo. Nello scontro di Bull Run, la folla, composta anche da
gente altolocata, si mise a vedere la battaglia sulla colline
antistanti il fiume Bull Run. I cosiddetti spettatori si trovarono
in mezzo ad una sparatoria e in mezzo ad un mucchio di pallottole,
tra i Nordisti e i Sudisti e, pertanto, furono costretti a scappare.
Anche in questo caso, i giornalisti ebbero un ruolo importante nel
descrivere lo scontro sui giornali, scatenando l'entusiasmo della
Confederazione, in quanto le truppe Confederate per poco non
occuparono Washington; i giornali però non misero in risalto la
disorganizzazione e l'impreparazione anche delle truppe Confederate.
Nel 1862, finì l'abitudine di andare a vedere le battaglie come se
fosse uno spettacolo, perchè gli scontri ormai si svolgevano in
luoghi impraticabili e poco accessibili. Comunque, continuarono ad
essere effettuati i resoconti dei giornalisti che rimasero gli unici
che seguirono da vicino la guerra. Anche nel film "Glory" si vede il
rapporto che intercorre tra militari (il Colonnello Shaw) e i
giornalisti.
Nell'ultimo periodo di guerra invece si assistette ad un'altra
trasformazione: con le invasioni di Sherman e Sheridan nei territori
del Sud, i civili stessi vennero assimilati ai combattenti, in
quanto sostenevano i soldati tramite le risorse dei luoghi; anche i
civili, come nelle guerre moderne, furono direttamente coinvolti nel
conflitto, pagando un prezzo carissimo perchè, per alcuni militari
del Nord, la guerra diventò punitiva nei confronti delle popolazioni
Sudiste. Per quelle popolazioni che non avevano mai conosciuto prima
la triste esperienza della guerra fu un colpo profondo i cui
riflessi sarebbero durati a lungo.
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