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Una corsa disperata: la battaglia di Philippi
Testo di Matteo Fontana
Pubblicato il 03/06/2011, in occasione del centocinquantesimo anniversario

Introduzione
Il soggetto di questo articolo è la battaglia di Philippi, il primo scontro della campagna della Virginia Occidentale. Siccome sono e saranno pubblicati altri articoli sulle successive battaglie di questa campagna, e data la portata limitatissima di Philippi, questo articolo funge in larga parte come introduzione alla campagna della Virginia Occidentale. Pertanto diversi paragrafi sono interamente dedicati alle descrizioni geografiche dell'area, all'organizzazione delle truppe e alla situazione politica, tutte cose che torneranno utili per comprendere meglio non solo il piccolo scontro di Philippi, ma sopratutto le altre battaglie di cui si parla negli altri articoli.

Montagne senza fine: l'area della Virginia occidentale
La Virginia Occidentale si trova tra la Valle dello Shenandoah e il fiume Ohio. In mezzo si trovano disposti da nord verso sud i monti Allegheny, la catena montuosa più imponente dell'est che sfiora i 1.400 metri d'altezza. Queste montagne rappresentarono una barriera per i primi colonizzatori europei, una barriera che gradualmente fu superata. I primi insediamenti nacquero all'inizio del 1700 e, dopo la guerra franco-indiana, l'area fu completamente sotto l'influenza inglese. Un trattato del 1763 vietò la creazione di qualsiasi insediamento nella parte più occidentale di questa regione, conosciuta come Trans-Allegheny e che si affacciava sulla sponda est del fiume Ohio. Tuttavia alla fine del 1700 diversi trattati con gli indiani e speculazioni riaprirono l'area ai colonizzatori, portando l'area dei Trans-Allegheny nei primi dell'800 verso un boom economico. Il fiume Ohio permetteva alle industrie stabilitesi nell'area di Wheeling, Parkersburg e Charleston di commerciare facilmente con il resto della valle dell'Ohio, mentre le impervie montagne ad est rendevano quasi impossibile la comunicazione con la Virginia orientale. Lo stato iniziò così la costruzione di una serie di strade per rendere possibile il commercio della Virginia occidentale con quella orientale. Nel 1830 venne costruita la James River & Kanawha Turnpike che partendo da Covington ad est, passava da Lewisburg, Gauley Bridge, Charleston e terminava sul fiume Ohio a Guyandotte. Nel 1838 venne completata la Northwestern Turnpike che collegò Winchester nella Valle dello Shenandoah con Perkersburg passando da Romney, Grafton e Clarksburg. La terza principale strada di collegamento est-ovest fu la Staunton-Parkersburg costruita nel 1847, che partendo sempre dalla Shenandoah Valley, dalla cittadina di Staunton, giungeva a Parkersburg attraversando i paesi di Monterey, Beverly e Weston. Altre strade secondarie che correvano in direzione nord-sud collegavano poi queste tre principali vie l'una con l'altra. Nel 1852 infine vennero posati i binari della Baltimore & Ohio Railroad, che collegarono Wheeling a Baltimora e poi a Washington, ma con un percorso che rimaneva lungo il confine settentrionale della Virginia. Nel 1857 questa linea venne estesa creando la Northwestern Virginia Railroad, un troncone che collegava Parkersburg con la Baltimore & Ohio Railroad presso Grafton.
Nel censimento del 1860, fatto alla vigilia della guerra civile, risulta che nelle 48 contee situate in questa montagnosa area della Virginia vi risiedevano 376.677 abitanti (un quarto della popolazione totale dello stato). La popolazione era di diverse origini, una grossa percentuale era rappresentata da tedeschi, scoto-irlandesi e gallesi. Solo 18.371 erano gli schiavi presenti in queste contee.
La regione era fortemente rurale e solo sette città contavano una popolazione di almeno mille abitanti. Queste città erano fortemente legate ai centri industriali del nord, come ad esempio Wheeling che era la città più grossa con circa 14.000 abitanti. Wheeling era un città industriale situata sul fiume Ohio il quale la rendeva un centro di scambi commerciali. Anche Parkersburg con i suoi 2.493 abitanti era situata presso il fiume Ohio, in particolare vicino alla confluenza con il Little Kanawha River. Un pozzo di petrolio scoperto nel 1859 e la sua vicinanza a due fiumi le garantirono una crescita industriale. Charleston si trovava invece nell'entroterra, sulle sponde del Kanawha River (più a sud del Little Kanawha River) e contava una popolazione di 1.520 abitanti. Il Kanawha si gettava nell'Ohio e permetteva alla città di avere rapporti commerciali con grandi centri come Cincinnati e Louisville, ma la presenza del James River & Kanawha Turnpike e più ad ovest del fiume James consentivano legami anche con la Virginia orientale. Le altre città dell'area erano piccoli villaggi perlopiù sorti in prossimità dei fiumi o della ferrovia, come Grafton e Harpers Ferry.


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Secessione nella secessione: la situazione in Virginia
Già nel 1782 vennero avanzate delle ipotesi di dividere in due la Virginia. Il problema dalle origini dello stato al 1861 era che la Virginia orientale non si curava molto delle necessità e delle richieste dei fratelli occidentali. I primi problemi sorsero per via di contrasti costituzionali, ovvero a detta delle contee occidentali esse non erano rappresentate equamente a Richmond e al congresso come quelle orientali. Contrasti sulla schiavitù e il diritto di voto furono presenti per tutta la prima metà del 1800 e in diverse occasioni si dovette arrivare a dei compromessi. Infine il 13 febbraio 1861 una convenzione di 152 delegati da tutto lo stato si riunì a Richmond per iniziare un lungo dibattito sul futuro della Virginia di fronte alla secessione degli stati sudisti. In seguito alla chiamata di volontari di Lincoln del 15 aprile, la posizione degli unionisti si fece molto difficile fino a quando il 17 aprile un voto di 88 favorevoli rispetto a 55 contrari, permise all'ordinanza di secessione di passare. Tra questi unionisti vi erano i rappresentanti delle contee occidentali, che compattamente avevano votato contro la secessione. D'altronde fino a quel giorno la Virginia non li aveva mai realmente sostenuti politicamente ed economicamente. Inoltre le contee della montagnosa Virginia Occidentale, per via della geografia dell'area, avevano ormai sviluppato un'economia, una società e degli interessi fortemente legati agli stati del nord, giunse così l'occasione per affrontare definitivamente le vecchie divergenze. A Richmond il clima divenne troppo pericoloso per i filo-unionisti delle contee occidentali che pertanto decisero di ritornare a casa, decisi a rimanere fedeli all'Unione e continuare a resistere alla secessione.
John S. Carlile, il procuratore di Clarksburg (cittadina ad est di Parkersburg, lungo la Northwestern Virginia Railroad) ed ex senatore dello stato e membro del Congresso, ad un'assemblea pubblica tenutasi nella cittadina invitò i cittadini della Virginia occidentale a scegliere cinque o più rappresentati per ogni contea. Qualche giorno più tardi una simile assemblea fu tenuta da esponenti filo-sudisti nel tentativo di sollevare gli animi contro il presidente Abraham Lincoln. Il 13 maggio 1861 invece, nella sicura città filo-nordista di Wheeling, venne tenuta una riunione con più di 400 delegati provenienti da 27 contee. Qui Carlile sostenne la necessità di creare un nuovo governo per difendere il popolo della Virginia Occidentale dagli Stati Confederati d'America. Il 14 maggio propose che fosse passata una risoluzione per la secessione di 32 contee dallo stato della Virginia per creare un nuovo stato nell'Unione. Rispettando le leggi federali riguardanti la creazione di nuovi stati da territori già esistenti propose di creare un comitato per redarre una costituzione e istituire un nuovo governo. Gli oppositori lamentarono che una simile manovra non aveva il supporto del governo federale e che ciò avrebbe scatenato una rivoluzione nelle montagne virginiane. A rappresentare l'opposizione a questo piano era il procuratore di Morgantown (paese a nord di Grafton): Waitman T. Willey. Egli era un piccolo proprietario di schiavi, sostenitore di Tyler durante le elezioni del 1840, membro della convenzione costituzionale della Virginia del 1850 (una delle occasioni di compromesso tra Virginia orientale e occidentale), candidato al congresso nel 1852, candidato vice-governatore nel 1859 e infine delegato alla convenzione di Richmond fino a poche settimane prima. Willey sosteneva che la convenzione di Wheeling non aveva alcuna autorità legale e che la creazione di un nuovo stato era un tradimento nei confronti della Virginia, della costituzione e dei rapporti instaurati dalla Virginia con la Confederazione. Willey aprì così la strada ad altri moderati come Francis H. Pierpont, un uomo di umili origini divenuto avvocato e anti-schiavista, molto rispettato a Wheeling. Per prima cosa calmò gli animi dei delegati assicurando che presto protezione militare sarebbe stata garantita dall'Ohio a tutti gli Unionisti della Virginia. Sfruttando poi un articolo della costituzione degli Stati Uniti si oppose ai sostenitori, come Carlile, di un'immediata creazione di un nuovo stato. La costituzione infatti garantiva la "forma repubblicana di governo in ogni stato" e la protezione dei cittadini contro violenze interne ai singoli stati. Anche Carlile si allineò alla nuova strategia, ovvero quella di dichiarare la secessione della Virginia dall'Unione incostituzionale e votare contro essa nel referendum popolare del 23 maggio. Nel caso in cui anche il voto popolare avesse approvato la secessione, allora l'11 giugno ci si sarebbe riuniti di nuovo a Wheeling per decidere il futuro delle contee occidentali della Virginia.
Il referendum ripeté il risultato già visto a Richmond, pertanto Pierpont a Wheeling insistette con successo affinché Carlile fosse inviato a Washington per chiedere il soccorso dell'Unione per respingere i ribelli dalla Virginia Occidentale. Nella capitale Carlile riuscì ad ottenere un incontro con il presidente Lincoln. "Vogliamo combattere", disse Carlile al presidente e Lincoln lo rassicurò: "Riceverete assistenza". La guerra stava per arrivare tra le montagne della Virginia. La Confederazione aveva intenzione di mantenere quest'area, un'area nonostante tutto popolata da cittadini con idee contrastanti, con alcune contee filo-sudiste e altre filo-nordiste.

Un esercito dal nulla: i federali si preparano alla guerra
Nel frattempo il nord non era rimasto passivo. Con la secessione degli stati più meridionali, l'attacco a Fort Sumter e la chiamata di 75.000 volontari da parte di Lincoln, ogni stato del nord cominciò la sua corsa per la creazione di nuovi reggimenti. In particolare nello stato dell'Ohio dopo il 17 aprile 1861, quando in Virginia passò l'ordinanza di secessione, si fece sentire un forte bisogno di organizzare le truppe per difendere lo stato e sopprimere la rivolta del sud. L'Ohio infatti confinava a sud-est con la Virginia. Per organizzare e comandare le nuove truppe di stato il governatore William Dennison aveva bisogno di professionisti affidabili. Uno degli ufficiali più ambiti era un certo McClellan, ex-capitano dell'esercito.
George Brinton McClellan era nato nel 1826 in Pennsylvania da una famiglia benestante che gli aveva permesso di condurre vasti studi e farlo entrare all'Università della Pennsylvania. Ma poco dopo il suo interesse per la vita militare gli garantì un posto all'accademia di West Point dove si diplomò secondo nella sua classe nel 1846. Dopo gli studi entrò nel genio e durante la guerra contro il Messico servì sotto il generale Winfield Scott. McClellan catturò un ufficiale messicano a Puebla, a Contreras due suoi cavalli furono uccisi mentre lui rimase illeso e vinse un brevetto. Dopo la guerra tradusse dal francese un manuale sulle tattiche d'utilizzo della baionetta, fu inviato ad osservare la guerra di Crimea, scrisse un manuale per la cavalleria e nel 1853 prese parte ad alcune spedizioni esplorative nell'ovest. Ma nel 1857 diede le dimissioni dall'esercito per diventare capo ingegnere della Illinois Central Railroad. Rapidamente divenne il vicepresidente di quella ferrovia e nel 1860 accettò il posto di sovrintendente della Ohio & Mississipi Railroad.
Con lo scoppio delle ostilità McClellan decise di recarsi ad Harrisburg, nella sua nativa Pennsylvania per cercare di ottenere un incarico tra le truppe del suo stato. Ma il governatore Dennison riuscì a farlo deviare a Columbus per un incontro. Dennison alla fine dell'intervista gli offrì il comando di tutte le truppe dello stato dell'Ohio, a questa offerta McClellan non seppe rifiutare divenendo così il 23 aprile 1861 maggior-generale dei volontari dell'Ohio. Pochi giorni dopo gli giunse la proposta di un comando tra le truppe del suo stato nativo, incarico al quale dovette rifiutare a malincuore avendo già preso impegni con l'Ohio
In pochi giorni la quota assegnata all'Ohio di 10.000 volontari per formare 13 reggimenti con ferma di tre mesi venne raggiunta e superata. Altri 9 reggimenti vennero quindi formati dal governatore per servire come milizia di stato sfruttando i numerosi volontari accorsi. Sembrò più opportuno e prudente tenere questi numerosi volontari in servizio per difendere lo stato piuttosto che rimandarli a casa. McClellan creò un campo d'addestramento nei pressi di Cincinnati chiamato Camp Dennison, rastrellò tutti gli arsenali dello stato, scrisse a Washington per ottenere più armi, munizioni e soldati regolari, istituì un servizio segreto per fornire informazioni al suo comando e preparò i suoi primi piani d'azione. Il 3 maggio venne posto al comando del Dipartimento dell'Ohio, comprendente l'Ohio, l'Indiana, l'Illinois e una porzione della Pennsylvania e della Virginia Occidentale.
Nei primi di maggio anche in Virginia Occidentale cominciarono ad essere radunati i primi volontari pronti a combattere per l'Unione. A partire dal 10 maggio, a Wheeling, venne organizzato il 1st Virginia Volunteer Infantry (o 1st West Virginia Infantry), un reggimento con ferma di tre mesi costituito non solo da virginiani ma anche da abitanti degli stati limitrofi. Al comando di questo reggimento armato con fucili donati dallo stato del Massachusetts vi era il colonnello Benjamin Franklin Kelley.

I preparativi dei confederati
Mentre il 23 aprile George B. McClellan diveniva generale delle truppe dell'Ohio ad ovest dei monti della West Virginia, sul versante orientale Robert Edward Lee diveniva invece maggior-generale delle truppe di stato della Virginia. Egli era figlio di un eroe della guerra d'Indipendenza e aveva intrapreso la carriera militare entrando all'accademia di West Point. Dopo essersi diplomato secondo nella sua classe, Lee entrò nel corpo del genio e durante la guerra contro il Messico servì sotto il generale Winfiel Scott lavorando a stretto contatto con lo stesso McClellan. Dopo la guerra era divenuto sovrintendente all'accademia di West Point ed era poi stato assegnato al 2nd US Cavalry, ma cosa più importante fu protagonista della soppressione del tentativo di rivolta messo in atto da John Brown ad Harpers Ferry. Con la secessione della Virginia, dopo aver riflettuto sulla decisione, si schierò infine con il suo stato venendo nominato dal governatore al comando delle truppe della Virginia. Come il suo opponente, Lee si mise subito al lavoro per mobilitare e organizzare i volontari, addestrarli, armarli ed equipaggiarli. Ma a differenza di McClellan, Lee dovette occuparsi di più fronti da cui un'invasione nemica poteva provenire. Per quanto riguarda l'area occidentale dello stato, il primo passo che fece fu inviare il colonnello Thomas J. Jackson ad Harpers Ferry per prendere possesso dell'arsenale federale che si trovava nel paese, arruolare truppe nell'area, addestrare i volontari e raccogliere informazioni sui sentimenti della popolazione locale. Jackson era stato un compagno di classe di McClellan a West Point, come lui aveva combattuto contro il Messico e fino a poco tempo prima insegnava all'Istituto Militare della Virginia. Ora Jackson capì l'importanza della cittadina di Grafton, ad ovest della sua posizione. Come indicato in qualche paragrafo precedente, nella cittadina la Northwestern Virginia Railroad proveniente da Parkersburg si congiungeva con la Baltimore & Ohio R.R. e a parere di Jackson andava occupata immediatamente. Lee ordinò così al maggiore Francis M. Boykin Jr. di recarsi a Grafton e arruolare volontari. Contemporaneamente il maggiore Alonzo Loring originario di Wheeling fu inviato con lo stesso compito nella Virginia più occidentale. A causa dello scarso entusiasmo da parte della popolazione locale a rispondere alla chiamata alle armi, il colonnello George A. Porterfield venne inviato a Grafton per prendere il comando. Il colonnello arrivò il 14 maggio ma non vi trovò alcun soldato sudista pertanto seguendo alcune voci che riferivano di volontari confederati presso i villaggi di Fetterman e Pruntytown vi si recò. Qui trovò soltanto qualche centinaio di soldati. Porterfield si era diplomato all'Istituto Militare della Virginia (VMI) ed aveva combattuto nella guerra contro il Messico. Mentre radunava i suoi uomini a Fetterman si accorse che Grafton, oltre ad essere ostile ai confederati, non offriva un buon terreno difensivo. Tutto ciò si rivelò molto chiaro quando il 22 maggio poco più di 100 uomini appartenenti alle Letcher Guards, una compagnia di volontari della virginia sotto il comando del capitano John A. Robinson, si recarono in città per ammainare una grande bandiera degli Stati Uniti issata dalle Grafton Guards, un compagnia arruolata in città da virginiani unionisti. I confederati vennero accolti con gli insulti della popolazione locale e quando tentarono di ammainare la bandiera un cittadino lanciò una sedia contro il capitano Robinson che cadde da cavallo. Questi si accorse poi che erano visibili dentro ogni edificio delle persone armate pronte ad aprire il fuoco su di lui e il suo comando. Pertanto il tentativo venne sospeso ma la compagnia rimase in città. Quella sera però due unionisti delle Grafton Guards, Daniel Wilson e Thornsberry Nailey Brown, mentre rientravano in paese vennero fermati da una sentinella confederata di Robinson. La sentinella era Daniel Knight ed era conosciuto dai due come un piantagrane, in particolare Brown aveva già avuto a che fare con egli. Quando Brown capì chi era ad intimargli l'alt e a bloccargli il passaggio si infuriò e gli sparò con un revolver. Knight rispose al fuoco con il suo moschetto colpendo al petto Brown e facendo fuggire Wilson. Era il 22 maggio 1861 e per alcuni fu il giorno in cui il primo soldato unionista fu ucciso da un confederato, Brown infatti morì a causa della grave ferita. Il 23 maggio le filo-nordiste Grafton Guards lasciarono la cittadina per recarsi a Wheeling dove divennero la compagnia B del 2nd Virginia US Volunteer Infantry. Di conseguenza il resto delle forze confederate di Porterfield presero possesso dell'area spingendosi sino quasi a Fairmont, una cittadina lungo la Baltimore & Ohio RR sulle sponde del fiume Monongahela.

In difesa dei leali virginiani: McClellan invade la Virginia
Già dall'inizio di maggio il governatore dell'Ohio Dennison aveva chiesto a McClellan di attraversare il fiume Ohio e occupare la città di Parkersburg. Ma McClellan aveva sconsigliato per il momento una simile manovra aggiungendo che da quel settore non provenivano al momento minacce per le sue truppe. Il 20 maggio Dennison ricevette un telegramma da Carlile, il quale informava che i confederati avevano iniziato una manovra per occupare Wheeling. Dennison riferì di ciò a McClellan e al generale Scott ma per quattro giorni non accadde nulla. Poi il 24 maggio Scott richiese a McClellan di avanzare se le circostanze lo permettevano, cosa che il generale fece non senza alcuna esitazione. Le prime truppe così si diressero verso il fiume Ohio per occupare le città di Wheeling e Parkersburg mentre i sudisti di Porterfield cominciarono a bruciare alcuni ponti che si trovavano tra loro e il nemico. In particolare la notte del 25 maggio una squadra fu inviata a bruciare due ponti della Baltimore & Ohio R.R. presso Mannington e Farmington. Ciò legittimò l'invasione federale, il grosso delle truppe di McClellan potevano ora entrare in Virginia con lo scopo di soccorrere e difendere i virginiani leali minacciati dalla violenza dei secessionisti. McClellan fece anche due proclami diretti alle sue truppe e ai cittadini della Virginia, dove insisteva affinché non ci fossero violenze e saccheggi nei confronti dei civili e sottolineava il fatto che la loro era un'invasione fatta per soccorrere cittadini bisognosi di protezione.
L'obbiettivo delle forze federali era di muovere contro Grafton e scacciare il colonnello Porterfield. Per aprire la strada furono scelte truppe leali della virginia, ovvero il 1st Virginia US Volunteer Infantry e una compagnia del 2nd Virginia, tutti sotto il comando del colonnello Kelley che partirono da Wheeling assieme al 16th Ohio Infantry. Ma il 16th Ohio Infantry dopo aver occupato Parkersburg risalì la Northwestern Virginia R.R. , seguito poco dopo dal 18th Ohio Infantry e da due cannoni della 1st Ohio Light Artillery. I leali virginiani di Kelly incontrarono pieno successo nella prima fase della nuova campagna, il 28 maggio controllavano la ferrovia fino a Fairmont e i ponti in ferro erano stati danneggiati solo lievemente e riparati con successo. Lo stesso giorno a Grafton il colonnello Porterfield venne a conoscenza del successo dei federali e della loro avanzata. Non ricevendo alcun rinforzo si ritirò a Philippi, un paesino 24 chilometri a sud, accelerando così l'avanzata dei nordisti che il 30 entrarono nella cittadina ferroviaria. McClellan telegrafò subito dal suo quartier-generale a Cincinnati un messaggio al dipartimento della guerra dove annunciava il trionfo di questa prima fase della campagna.

Attacco a Philippi
Porterfield si era rifugiato in una cittadina di sentimenti prevalentemente filosudisti. Philippi si trovava come appena detto poco a sud di Grafton e sulle sponde del Tygart Valley River. Su questo fiume si era basata l'economia del paesino che dapprima aveva ospitato l'attracco di un traghetto e più recentemente un grosso ponte coperto in legno che collegava le due sponde del fiume. In breve il colonnello confederato riuscì a radunare nell'area circa 600 fanti mentre la cavalleria si aggirava attorno ai 175 effettivi. Ma la qualità di queste truppe era scarsa, prevalentemente si trattava di ragazzi e uomini trascinati dall'entusiasmo della secessione e guidati da altrettanti uomini non preparati alla guerra.
Ma anche gli unionisti stavano concentrando le loro truppe a Grafton. Il primo giugno diversi treni portarono in città circa 2.000 soldati dall'Indiana e il brigadier-generale Thomas A. Morris con l'ordine di prendere il comando delle truppe unioniste in Virginia Occidentale. A Grafton Morris scoprì che il colonnello Kelley al comando delle truppe del West Virginia aveva già ideato un piano per attaccare Porterfield. Morris implementò il piano d'attacco che prevedeva di intrappolare e distruggere le esigue forze di Porterfield manovrando con due colonne distinte da ricongiungere a Philippi. Già il giorno seguente il piano fu messo in atto: Kelley alle 9:00 AM, ufficialmente caricò i suoi uomini su un treno diretto ad Harpers Ferry, ma poco più ad est di Grafton, precisamente nei pressi di un villaggio chiamato Thornton, il colonnello con il suo 1st West Virginia, il 9th Indiana e sei compagnie del 16th Ohio scesero e iniziarono una marcia di 35 chilometri verso sud alla volta di Philippi. Stessa cosa fece la seconda colonna sotto il comando del colonnello Ebenezer Dumont che alle 20:30 prese un treno diretto ad ovest per poi sbarcare presso Webster e marciare verso sud lungo il Tygart Valley River sino a Philippi. Per la seconda colonna erano previsti 19 chilometri di marcia notturna, per questo motivo partì solo alla sera del 2 giugno rispetto alla colonna di Kelley. A formare la colonna di Dumont vi erano il 7th Indiana, sei compagnie del 6th Indiana, cinque compagnie del 14th Ohio e due cannoni della 1st Ohio Light Artillery. Alle 4:00 del mattino del 3 giugno le due colonne dovevano ricongiungersi a Philippi dove avrebbero colpito i confederati.
Ma i ribelli erano venuti a conoscenza di alcuni movimenti federali. Due ragazze di Fairmont infatti, Abbie Kerr e Mollie McLeod, avevano contato i treni che da Wheeling giungevano a Grafton giungendo alla conclusione che 4.000 federali erano stati ammassati nel nodo ferroviario. La sera del 2 giugno le ragazze si diressero a Philippi per avvisare Porterfield, il quale riunì i suoi ufficiali per decidere cosa fare. La maggior parte degli ufficiali suggerì di fare quello che i civili del paese stavano già facendo, ovvero ritirarsi verso sud. Ma Porterfield ritenne opportuno attendere per vedere gli sviluppi e inoltre era appena iniziata una forte pioggia, le sue truppe inesperte non ce l'avrebbero fatta a raggiungere Beverly, ben 48 chilometri più a sud, con una marcia notturna durante una tempesta. Vennero così prese tutte le precauzioni possibili per difendere il paese da un attacco federale anche se i soldati di picchetto erano sicuri che solo dei pazzi avrebbero marciato sotto un simile diluvio.
Poco più a nord i nordisti stavano invece marciando sotto la pioggia battente e circondati da un buio totale, la colonna di Dumont guidata da una lanterna rossa maneggiata da un frustrato tenente Benjamin Ricketts, timoroso di diventare la prima vittima della guerra portando con se quella lanterna. Ma la colonna era in ritardo, mancava un'ora alle 4:00 del mattino ed erano ancora 8 i chilometri da percorrere. Venne così dato l'ordine agli esausti e fradici uomini di accelerare il passo e, per fortuna di Dumont, in testa alla colonna vi era il colonnello Frederick W. Lander. Lander era un celebre esploratore della frontiera americana che come lo stesso generale McClellan aveva anche partecipato alle spedizioni per selezionare il tracciato della ferrovia continentale nell'estremo ovest. Allo scoppio della guerra si mise al servizio di McClellan e come accadde per altri personaggi famosi ottenne il grado onorario di colonnello. Quella notte l'esploratore fu di grande aiuto alla causa dell'Unione, la sua fama rincuorò i soldati e la sua audacia aiutò la colonna a fare progressi. Non mancarono però anche gli incidenti nella marcia di Dumont, in particolare il soldato Charles Degner della compagnia I del 7th Indiana inciampò e si sparò ad una gamba per poi morire due giorni più tardi. Una volta giunti nei pressi di Philippi lo stesso Lander schierò personalmente i due cannoni della 1st Ohio Light Artillery su una piccola altura che dominava il paese ad ovest del Tygart Valley River, la Talbot Hill. Da qui Lander attese l'arrivo della colonna di Kelley e che i primi colpi fossero sparati per entrare in azione. Kelley intanto era anch'egli in ritardo sulla tabella di marcia ma come riferito anche nei rapporti ufficiali arrivò presso la cittadina solo 15 minuti dopo rispetto all'altra colonna. Tuttavia Kelley non comparve alle spalle di Philippi ma in un altro punto, fallendo così nel tentativo di tagliare la ritirata ai confederati. Non è chiaro se durante la marcia una parte della colonna prese una strada sbagliata o se venne indirizzata appositamente nella via sbagliata da una guida filo-sudista.
Il ritardo di 15 minuti bastò però a far cominciare lo scontro senza parte delle truppe federali. Infatti la colonna di Dumont aveva attirato l'attenzione di una signora di nome Thomas Humphreys che abitava nell'area e il cui figlio più grande si trovava a Philippi tra le truppe di Porterfield. La signora tentò di inviare il figlio dodicenne nella cittadina per avvisare i confederati ma i federali bloccarono il bambino e lo fecero scendere da cavallo. La madre tentò di farlo partire nuovamente ma di nuovo i federali lo bloccarono. Allora la signora tirò fuori una pistola dal suo abito e sparò.
Udendo il colpo il colonnello Lander ordinò all'artiglieria di aprire il fuoco, forse scambiando il rumore per il segnale o forse perchè era semplicemente stufo di attendere. Il proiettile cadde in mezzo a un gruppo di tende nei pressi del paese e svegliò i confederati dislocati in vari edifici di Philippi. La fanteria di Dumont passò all'attacco dirigendosi di corsa verso il ponte coperto sul Tygart Valley River scorgendo nel frattempo sull'altra sponda in lontananza l'arrivo della colonna di Kelley, anch'essa in movimento rapido contro Philippi. E furono proprio i virginiani leali di Kelley i primi ad entrare nel paese in caos. Per le strade carri, cavalli e uomini fuggivano di fronte al nemico mentre il colonnello Porterfield tentava di fermare i suoi soldati e opporre resistenza. Dalla cima di Talbot Hill, il colonnello Lander assistette allo spettacolo fino a quando decise che anch'egli vi doveva prendere parte. Montò sul suo cavallo, discese la collina, superò i fanti di Dumont che attraversavano il ponte ed entrò in città. Qui Lander si unì al colonnello Kelley nell'inseguimento dei confederati in fuga fino a quando quest'ultimo non venne ferito e cadde a terra. Giunsero in suo soccorso i soldati del suo reggimento che dopo aver identificato l'uomo che aveva sparato tentarono di ucciderlo con le baionette. Per sua fortuna Lander intervenne fermando i soldati e comunicandogli che uccidere prigionieri di guerra era un crimine. Mentre Kelley veniva portato al sicuro dentro un'abitazione, sul posto arrivò anche il 9th Indiana che a differenza dl resto della colonna di Kelley ad un certo punto aveva preso un'altra strada. Il reggimento comparve nel punto giusto in cui tagliare la ritirata ai sudisti, ma questi erano ormai già fuggiti. I federali erano esausti e, come segnalato anche nei rapporti, l'assenza di cavalleria rese impossibile un inseguimento. Una parte dei confederati si riorganizzò poco fuori Philippi e ripiegò in ordine verso Beverly mentre molti altri terminarono la corsa iniziata a Philippi solo la mattina seguente, quando si ritrovarono al sicuro dentro a Beverly.

Conclusioni
Durante l'azione non si registrarono caduti in combattimento da parte federale, ma solo 5 dei circa 3.000 federali impegnati furono feriti, tra cui il colonnello Kelley. I dati relativi ai 775 confederati sono più confusi. Un gruppetto di sudisti fu sicuramente catturato come molti equipaggiamenti ed armi abbandonati in città. Due cavalleggeri confederati furono uccisi e altri soldati feriti, in particolare James E. Hanger della Churchville Cavalry viene spesso indicato come il primo soldato della guerra civile ad aver subito l'amputazione di una gamba. Anche un capitano di nome Fauntleroy Daingerfield perse una gamba insieme a Hanger. In totale tra morti, feriti e prigionieri le perdite confederate possono essere quantificate in qualche decina. Per i federali ciò che rimase più impresso rispetto alle perdite inflitte al nemico fu il modo in cui i confederati fuggirono rapidamente da Philippi, per questo motivo sin da allora lo scontro venne soprannominato la "corsa di Philippi".
Dopo la fuga dei confederati i federali occuparono la città, sequestrarono il materiale abbandonato dai ribelli, issarono nuovamente la bandiera dell'Unione, alcuni soldati tentarono di saccheggiare la banca che si rivelò poi essere vuota e attaccarono la sede di un giornale filo-sudista locale. L'episodio di Philippi venne indicato da McClellan come un grande successo militare e i giornali dell'Unione reiterarono il valore e la grandezza dell'episodio nominandola la prima battaglia campale della guerra civile americana. Come si scoprirà negli anni seguenti Philippi fu tutto tranne che una battaglia e lo stesso scontro di Big Bethel, anch'esso una scaramuccia raffrontato ai successivi scontri, avvenuto in un atro fronte della Virginia qualche giorno più tardi fa sembrare quasi ridicolo nominare Philippi una battaglia della guerra civile americana (tanto da contendere tra i due combattimenti il titolo di prima battaglia campale). Ma la campagna in Virginia occidentale non si concluse con la fuga dei confederati di Porterfield, anzi, la fase più dura e cruenta per questa parte di Virginia e d'America doveva ancora arrivare.

Fonti
George B. Mcclellan: The Young Napoleon - Stephen W. Sears;
The Glories Of War: Small Battle And Early Heroes Of 1861 - Charles P. Poland, Jr.;
Rebels At The Gate: Lee And Mcclellan On The Front Line Of A Nation Divided - W. Hunter Lesser;
Lee vs. McClellan: the first campaign - Clayton R. Newell;
The edge of glory: a biography of General William S. Rosecrans, U.S.A. - William Mathias Lamers;
Battles and Leaders of the Civil War, Vol. 1;
Official Records of the War of the Rebellion, Vol. 2.